corte di cassazione
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Si è concluso definitivamente in Corte di Cassazione il processo “Stige”, una delle più vaste inchieste contro la ‘ndrangheta del Crotonese, che aveva svelato l’enorme potere del clan Farao-Marincola di Cirò su settori strategici dell’economia, dal pane al vino, fino alla gestione dei rifiuti, con ramificazioni che si estendevano anche in Germania.

Assolti politici e imprenditori, confermate le pene ai boss


La Suprema Corte ha reso definitive le 19 condanne inflitte ai vertici del clan, ma ha assolto in via definitiva esponenti del mondo politico e imprenditoriale locale, ridimensionando l’ipotesi di una “zona grigia” organica tra mafia e istituzioni.
Diventa definitiva la condanna a 24 anni di reclusione per il boss storico Giuseppe Farao, 78 anni, considerato il capo indiscusso della cosca. Confermate anche le pene per Salvatore Papaianni (14 anni e 6 mesi), per Vincenzo Giglio, ritenuto il boss di Strongoli (14 anni e 3 mesi), e per l’ex assessore comunale di Cirò Marina Giuseppe Berardi, condannato a 13 anni per associazione mafiosa.

Cadono le accuse contro ex sindaci e imprenditori


La Cassazione ha invece rigettato il ricorso della Procura Generale, rendendo definitive le assoluzioni per 19 imputati, tra cui spiccano i nomi degli ex sindaci di Cirò Marina e Strongoli, Nicodemo Parrilla (già presidente della Provincia di Crotone) e Michele Laurenzano, entrambi assolti “perché il fatto non sussiste”.
Anche la stessa Procura generale aveva chiesto la loro assoluzione. I loro arresti, nel 2018, avevano determinato lo scioglimento dei rispettivi consigli comunali. La sentenza segna così la chiusura di un capitolo giudiziario che aveva scosso profondamente la politica locale.

Assoluzione definitiva anche per gli imprenditori coinvolti, tra cui Antonio Giorgio Bevilacqua, Giuseppe Clarà, Cataldo Malena e Valentino Zito, per i quali la Corte ha confermato “la non colpevolezza” rispetto ai reati contestati.

Fine di un’inchiesta storica sul potere della cosca di Cirò


Con questa decisione, la Cassazione cristallizza la struttura criminale del clan Farao-Marincola, confermandone la forza e la gerarchia interna, ma escludendo un collegamento diretto e stabile con il tessuto politico ed economico locale.
Il processo “Stige” – che aveva portato a oltre 170 arresti nel 2018 e a una lunga serie di procedimenti giudiziari paralleli – si chiude dunque con una vittoria parziale per l’accusa, che vede confermato l’impianto mafioso ma smontata l’ipotesi del cosiddetto “patto” tra cosca e poteri locali.

Una sentenza che segna la fine di un maxi processo simbolo del contrasto alla ‘ndrangheta, ridefinendo i confini tra criminalità organizzata e istituzioni nel territorio crotonese.