L'omicidio avvenne a Reggio Calabria
L'omicidio avvenne a Reggio Calabria

Il nome di Letterio Nettuno è ricordato tra le vittime innocenti della ‘ndrangheta: aveva 15 anni quando, il 5 gennaio 1991, perse la vita in un sequestro conclusosi con un’esecuzione brutale. La sua è una storia che ha segnato la coscienza civile della Calabria, un dramma che somma ingiustizia, violenza e silenzio. Nettuno non era un boss, né un militante politico: la sua condizione lo rendeva ancor più vulnerabile. Venne identificato come una “staffetta”, ossia figura incaricata di trasportare ordini tra strutture criminali, un ruolo che lo avrebbe immerso in un contesto pericoloso ben oltre le sue capacità. Le indagini indicano che questa funzione gli costò la vita: poteva diventare testimone o elemento scomodo nel sistema criminale locale.

Il sequestro, le torture e l’esecuzione

Durante il rapimento, Letterio fu sottoposto a sofferenze atroci. Il racconto delle indagini parla di torture, ferite profonde e modalità esecutive efferate: non si trattò di una morte istantanea, ma di un processo atroce che ha lacerato il corpo e l’anima del ragazzo.

L’omicidio non fu solo un’aggressione personale, ma un vero e proprio messaggio intimidatorio da parte delle cosche, volto a seminare paura e a contenere chiunque potesse intralciare il loro dominio. È il tragico esempio di quanto l’organizzazione criminale fosse disposta ad arrivare anche quando ad essere coinvolto era un minore.

Memoria e testimonianza: il valore dell’impegno sociale

Il ricordo di Letterio è mantenuto vivo da associazioni antimafia, scuole e iniziative culturali che ne fanno simbolo di resistenza e educazione alla legalità. In tante città calabresi e non solo si tengono cerimonie in suo nome, momenti di riflessione per rinnovare l’impegno contro il crimine organizzato.

La sua vicenda è inoltre citata nei registri delle vittime innocenti delle mafie, dove il suo nome convive con tanti altri — adulti, donne, bambini — strappati alla vita in contesti di potere e sopraffazione. 
Wikipedia

Una ferita aperta nel tessuto istituzionale

L’omicidio di Letterio Nettuno rimane una ferita nel tessuto istituzionale calabrese. Le inchieste, i processi e le condanne — quando ci sono state — non hanno mai completamente riempito il vuoto della verità e della giustizia compiuta.

Il caso Nettuno interroga il ruolo dello Stato, delle forze dell’ordine, dei magistrati e del contesto sociale e culturale che ha permesso che un ragazzo venisse sacrificato nel silenzio. È anche un monito ai governi locali e nazionali: la protezione dei più vulnerabili deve essere centrale in ogni strategia di contrasto al crimine organizzato.