Fratelli dei gemelli di Cutro
Fratelli dei gemelli di Cutro

Cinquantacinque anni fa, nella notte tra il 19 e il 20 gennaio 1970, a Crotone, vennero alla luce Franca e Mario Oliverio, due gemelli destinati a diventare il cuore di uno dei misteri più inquietanti della storia recente del Sud Italia. La loro scomparsa, avvolta da dubbi e incongruenze, ha segnato profondamente la famiglia Oliverio e ha scatenato una lunga serie di interrogativi, indagini e sospetti che, nonostante gli anni trascorsi, non hanno ancora trovato risposta.

La nascita e il dramma iniziale

La storia comincia nel maggio del 1969, quando Lucia Iefalo Maviglia scopre di essere incinta. Sposata con Giovanni Oliverio, all’epoca detenuto, la donna affronta la gravidanza con difficoltà. I gemelli nascono prematuramente dopo sette mesi di gestazione all’ospedale "vecchio" di Crotone, oggi trasformato in teatro. Durante il parto, Lucia perde molto sangue e viene sottoposta a trasfusioni, ma i piccoli vengono alla luce vivi, identificati nella cartella clinica con numeri anonimi. Ad assistere al parto è presente una cognata di Lucia, che conferma di aver visto i neonati vivi. Tuttavia, nei giorni successivi, ai genitori viene comunicato che i bambini sono stati trasferiti all’ospedale di Catanzaro, dotato di incubatrici, poiché l’ospedale di Crotone non disponeva delle attrezzature necessarie. A questo punto, inizia una sequenza di eventi che alimenterà dubbi e sospetti per decenni.

I primi segnali di mistero

Lucia viene dimessa il 27 gennaio 1970 e, con grande shock, apprende che i suoi gemelli sono morti. Chiede di vederli, ma le viene negato. Nessun corpo, nessun addio. La cognata, già informata, le racconta che il cugino del marito si era occupato di fornire una bara e che l’ospedale aveva provveduto alla sepoltura. In seguito, Lucia riceve un biglietto di auguri per la nascita dei gemelli firmato da un certo "onorevole Ernesto Pucci", una figura a lei sconosciuta. Questo dettaglio, apparentemente insignificante, alimenta il suo sospetto: perché ricevere auguri se i suoi bambini erano morti? Nonostante il dolore, Lucia cerca di concentrarsi sugli altri figli e reprime le sue perplessità. Ma il dubbio rimane.

I primi tentativi di indagine

Negli anni ‘90, la storia torna a galla. Francesco, uno dei figli della coppia, nato nel 1975, decide di approfondire il caso. Inizia a indagare consultando l’anagrafe del Comune di Crotone, l’ospedale e il Comune di Cutro. Ogni istituzione fornisce versioni discordanti. Dal Comune di Crotone emergono atti di nascita che dichiarano i bambini come nati morti, mentre nella cartella clinica dell’ospedale si legge che i gemelli erano nati vivi. Inoltre, nel certificato storico della famiglia Oliverio presso il Comune di Cutro, i gemelli non risultano nemmeno registrati. Queste incongruenze spingono Francesco a convincere sua madre a presentare una querela. Si apre così una prima indagine nel 1995, che però viene archiviata nel 1996, poco dopo la morte di Lucia.

La seconda indagine e nuove ombre

Nel 2009, la famiglia Oliverio non si arrende e decide di affidarsi a un’agenzia investigativa, riuscendo a far riaprire il caso. Le nuove indagini, purtroppo, non portano a risultati concreti. Il tempo trascorso ha reso difficile raccogliere prove e testimonianze. Secondo la famiglia Oliverio, non si è indagato a sufficienza su una possibile organizzazione dedita al sequestro di neonati e alla loro vendita, una pratica che si sospetta possa essere stata diffusa in quegli anni in alcune zone d’Italia. Un punto cruciale è rappresentato dall’ostetrica che dichiarò sia la nascita che la morte dei gemelli. Questa figura, che avrebbe potuto fornire informazioni decisive, è deceduta nel frattempo, così come il primario del reparto. Anche il cappellano dell’ospedale, che potrebbe aver avuto conoscenza dei fatti, non è stato sentito.

Il mistero del cimitero

Un ulteriore tassello oscuro riguarda il luogo di sepoltura dei gemelli. Secondo i documenti comunali, i bambini sarebbero stati inumati il 26 gennaio 1970 in una zona oggi occupata da altre tombe, e il recupero dei resti è considerato impossibile. Il funzionario comunale sottolinea che, dopo dieci anni, è improbabile trovare resti mortali di neonati in un campo di inumazione. Questo dettaglio, unito all’assenza di autopsie sui presunti corpi, alimenta ulteriormente il sospetto che i gemelli possano non essere mai stati sepolti.

Gli interrogativi irrisolti e il ruolo della Procura

La vicenda è costellata di incongruenze: i documenti sanitari, i certificati di nascita e la gestione della presunta sepoltura sollevano numerose domande. Negli anni successivi, anche la Procura di Crotone si trova a dover archiviare il caso per ben due volte. Tuttavia, su input di Nicola Gratteri, allora procuratore a Catanzaro, i carabinieri tornano a esaminare il fascicolo. Nonostante gli sforzi, però, il tempo passato rende quasi impossibile ricostruire i fatti con certezza. La tesi della famiglia Oliverio punta su una presunta rete di traffico di neonati che, negli anni ‘60 e ‘70, avrebbe agito indisturbata in Italia. Tuttavia, mancano prove concrete che possano avvalorare questa ipotesi.

Un caso emblematico di giustizia negata

La vicenda dei gemelli di Cutro è un esempio di come la lentezza e le lacune del sistema giudiziario possano compromettere la ricerca della verità. Le incongruenze nei documenti ufficiali, l’assenza di testimoni chiave e il tempo trascorso hanno trasformato questa storia in un enigma irrisolto. Per la famiglia Oliverio, però, il caso non è solo una questione di giustizia, ma anche di memoria. La loro determinazione nel cercare la verità rappresenta un atto d’amore verso quei due gemelli mai conosciuti, ma mai dimenticati. A distanza di 55 anni, il mistero di Franca e Mario Oliverio rimane irrisolto. La loro storia non è solo il racconto di un dramma familiare, ma anche una testimonianza di come certe vicende possano restare sospese tra realtà e sospetto. La speranza della famiglia è che, nonostante il tempo passato, la verità possa emergere, restituendo dignità a due vite spezzate e alle persone che non hanno mai smesso di cercarle. Questo caso, avvolto nel mistero, è un monito per non dimenticare e per continuare a chiedere giustizia, anche quando sembra impossibile ottenerla.

 

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