Tra le sagre di paese: la Calabria si racconta a tavola
Un viaggio nei borghi calabresi dove il cibo diventa rito, memoria e identità, tra tradizione popolare e nuove occasioni di sviluppo culturale e turistico

In una regione come la Calabria, dove le tradizioni non sono solo ricordo ma parte viva della quotidianità, le sagre popolari sono molto più di eventi gastronomici: sono riti collettivi, radicati nei luoghi e nei cuori. Ogni borgo ha il suo prodotto simbolo, ogni comunità la sua celebrazione. Dalla sagra del fagiolo poverello bianco di Mormanno, alle pendici del Pollino, fino a quella del pesce spada di Bagnara, passando per la cipolla rossa di Tropea, l’olio di Montegiordano o i maccarruni al ferretto di Filadelfia: ogni festa è un inno al territorio, tra sapori autentici e orgoglio contadino.
Stagioni e paesi: il calendario del gusto
L’estate è il momento clou, quando i borghi si animano di luci, balli e banchetti all’aperto. Ma in realtà le sagre si susseguono durante tutto l’anno. In primavera si celebrano i prodotti freschi, come gli asparagi selvatici o la fragola di San Demetrio Corone; in autunno dominano castagne, vino novello e funghi porcini, come nella Sila. L’inverno, infine, è il regno dei cibi rituali, come i dolci natalizi – turdilli, pitta ‘nchiusa, mostaccioli – e delle sagre legate a santi patroni, dove il cibo è parte del rito religioso. Non esiste stagione in cui la Calabria non celebri la propria identità con una tavola imbandita
Tradizione che si rinnova
Se un tempo le sagre erano occasioni per i paesani di ritrovarsi e onorare la fatica nei campi, oggi stanno diventando anche motori di sviluppo turistico e culturale. Sempre più spesso si accompagnano a concerti, visite guidate, mercatini di artigianato, showcooking e laboratori per bambini. Alcune di esse – come la sagra della 'nduja di Spilinga o quella del cavatello di Cetraro – attirano migliaia di visitatori ogni anno, grazie anche al lavoro delle proloco e delle amministrazioni locali. L’obiettivo è uno solo: difendere un patrimonio gastronomico che rischia di scomparire, valorizzandolo con consapevolezza e sostenibilità.
Quando il cibo è racconto e memoria
Le sagre calabresi sono narrazioni collettive. Ogni piatto racconta una storia fatta di ingredienti poveri, ma ricchi di significato. La sardella di Crucoli, ad esempio, evoca il legame con il mare e la necessità di conservare il pescato. I maccarruni al ferretto, preparati a mano, ricordano il lavoro delle nonne nei giorni di festa. Anche il pane, spesso presente in forme simboliche, racconta riti antichissimi legati alla fertilità e al raccolto. In un mondo sempre più globalizzato, queste feste di paese rappresentano uno degli ultimi baluardi di una Calabria che vuole restare sé stessa. E lo fa partendo da dove ha sempre saputo farlo meglio: dalla tavola.