Cittanova
Cittanova

La Faida di Cittanova rappresenta un capitolo drammatico nella storia della ’ndrangheta calabrese: due conflitti sanguinosi, decine di vittime innocenti, cosche contendenti e una celebrazione del dominio criminale che ha segnato per sempre il tessuto sociale del paese. Un promemoria dello stato di emergenza culturale e istituzionale che la Calabria attraversa da decenni.

Le radici del conflitto: anni ’60

La prima faida scoppiò nei primi anni ’60 tra due blocchi di ’ndrine locali: da una parte i Facchineri, alleati con Marvaso, Varone e Monteleone; dall’altra Raso, Gullace, Albanese e De Raco. Tra il 1964 e il 1973 si consumarono una serie di sanguinosi regolamenti di conti, con più di dieci vittime, tra cui Domenico Gerace (23 marzo 1964) e Celestino Gullace (1970), fino all’uccisione di Arcangelo Scarfò nel 1973.

Una faida che mieteva vittime innocenti

Il conflitto non risparmiò innocenti: nel 1975, durante agguati tra cosche, persero la vita anche due bambini, Michele e Domenico Facchineri, fratelli di 9 e 12 anni, vittime innocenti della violenza mafiosa. Episodi drammatici che scossero la comunità e lasciarono cicatrici profonde.

Il secondo conflitto: 1987–1991

Una nuova, crudele escalation si verificò tra il 1987 e il 1991. Questo secondo capitolo vide i Facchineri–Varone contrapporsi nuovamente a Raso–Albanese–Gullace. Secondo le stime, furono almeno 27 i morti, oltre a numerosi tentativi di omicidio, fino alla vittoria dei Facchineri e al loro controllo sull’area.

Conseguenze e squilibri mafiosi

Al termine delle faide, la ’ndrina Facchineri consolidò il suo potere su Cittanova, spingendo molti oppositori all’esilio o all’eliminazione. Business illeciti, traffico di droga e ricorsi a tripudi violenti divennero la nuova normalità, con conseguenze che ancora oggi emergono nei processi e nelle operazioni giudiziarie.

Il fenomeno delle “vacche sacre”

Legata alla faida c’è anche una vicenda atipica: bovini lasciati al pascolo libero, definiti “vache sacre”. Simbolo del potere mafioso in campo agrario, furono oggetto di interventi delle forze dell’ordine già negli anni ’80 e ’90, ma solo nel 2018 iniziò un piano sistematico per rimuoverli.