Il pentimento di Francesco Fortuna scuote il clan Bonavota: oggi le richieste di condanna per l’omicidio Belsito.
Al centro di tutto c’è il pentimento di Francesco Salvatore Fortuna, che con le sue dichiarazioni ha svelato i retroscena di uno dei più efferati delitti avvenuti nel Vibonese: l’omicidio di Domenico Belsito, ucciso il 18 marzo 2004 in un agguato sul
La ‘ndrangheta calabrese e il clan Bonavota tornano al centro dell’attenzione con un processo che potrebbe segnare una svolta. Al centro di tutto c’è il pentimento di Francesco Salvatore Fortuna, che con le sue dichiarazioni ha svelato i retroscena di uno dei più efferati delitti avvenuti nel Vibonese: l’omicidio di Domenico Belsito, ucciso il 18 marzo 2004 in un agguato sulla statale 18, nei pressi di Pizzo (Vibo Valentia).
Il delitto e le richieste del PM
Il pubblico ministero della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo, ha concluso la requisitoria davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro chiedendo:
- Ergastolo per Domenico Bonavota, ritenuto il mandante del delitto.
- Ergastolo per Salvatore Mantella, accusato di aver guidato l’auto rubata utilizzata dai sicari.
- 12 anni di reclusione per il collaboratore di giustizia Onofrio Barbieri, accusato di aver procurato il mezzo per compiere l’omicidio.
L’esecuzione materiale del delitto, secondo l’accusa, fu compiuta da Francesco Scrugli, anch’egli legato alla consorteria criminale, morto a sua volta in un agguato mafioso nel 2012.
Il pentimento di Francesco Fortuna e le accuse al clan Bonavota
Un elemento cruciale del processo è stato il contributo di Francesco Salvatore Fortuna, che di recente ha deciso di collaborare con la giustizia. Fortuna, un tempo legato al clan Bonavota, ha rivelato che l’omicidio di Domenico Belsito fu deciso a causa di una relazione extraconiugale tra la vittima e la sorella di un affiliato al clan. Questa vicenda, ritenuta un "affronto" da lavare col sangue, è stata la scintilla che ha innescato l’agguato.
Fortuna, imputato per lo stesso delitto in un processo parallelo davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro, ha confessato il suo coinvolgimento e ha puntato il dito contro la consorteria Bonavota, svelando dettagli e dinamiche interne del clan. Il suo pentimento rappresenta un duro colpo per l’organizzazione, che vede vacillare uno dei suoi pilastri.
Riflessioni sul pentimento e l’importanza della giustizia
Il pentimento di Fortuna, oltre a rappresentare un atto di rottura nei confronti della cultura mafiosa, mette in luce quanto siano radicati gli intrecci tra la violenza e il controllo sociale esercitato dai clan. Decidere di collaborare con la giustizia è un passo che richiede coraggio, ma è anche un atto di responsabilità verso le vittime e la società.
L’omicidio di Domenico Belsito, avvenuto per un motivo tanto crudele quanto simbolico, dimostra la brutalità con cui la ‘ndrangheta affronta ogni presunta violazione del proprio “codice d’onore”. Ma oggi, grazie al lavoro della magistratura e alle confessioni dei collaboratori di giustizia, si intravede uno spiraglio per ricostruire verità e responsabilità.
Il peso delle condanne per la ‘ndrangheta
Le richieste di condanna avanzate dalla Dda di Catanzaro, se accolte, rappresenteranno un importante segnale nella lotta alla criminalità organizzata. Francesco Fortuna, con le sue dichiarazioni, potrebbe aver aperto una breccia nel muro di omertà che protegge i clan, segnando un ulteriore passo avanti nella battaglia contro la ‘ndrangheta e il sistema di paura su cui si basa. Le sue “cantate” continuano.