Palmi, capitale dell’abbandono: 57 beni confiscati alla criminalità organizzata. Solo 3 sono stati riutilizzati
Ville, uliveti, fabbricati e appartamenti restano a marcire. Perché nessuno li tocca?

Sessantasette ettari di terreno agricolo tra uliveti, frutteti, pascoli e vigneti. Decine di fabbricati rurali, ville, appartamenti, perfino immobili in pieno centro urbano. Tutto confiscato alla criminalità organizzata. Tutto potenzialmente riutilizzabile per il bene comune.
Eppure, in questa lunga lista che sembra una mappa della speranza, qualcosa stona. Una sola domanda s’impone, come un macigno: Perché a Palmi, su oltre cinquanta beni confiscati, solo tre sono stati effettivamente assegnati per scopi sociali?
Numeri che fanno rumore
Il censimento è impietoso: 57 beni confiscati; Oltre 50.000 mq di uliveti; più di 60.000 mq di vigneti; fabbricati rurali, appartamenti, ville, magazzini, terreni agricoli.
Eppure, solo tre di questi beni sono stati assegnati per scopi sociali: si tratta dei fabbricati siti in via Concordato n. 97, 98 e 99, affidati nel 2018 per dieci anni a una Onlus, la Ful Forming. Dal 2018 ad oggi, più nulla. Il silenzio assoluto.
Beni inutilizzati, paure molto attive
È lecito chiedersi perché. Perché questi beni, anziché essere trasformati in centri sociali, cooperative agricole, case-famiglia o progetti di inclusione, restano vuoti, si deteriorano, cadono a pezzi. E in molti casi, diventano fonte di inquinamento e degrado ambientale. È solo burocrazia? O la ‘ndrangheta è ancora così profondamente radicata nel territorio da impedire, anche senza agire apertamente, qualsiasi tentativo di riutilizzo? La paura paralizza. Nessuno chiede, nessuno si propone, nessuno si espone. Troppo pericoloso? Troppo scomodo?
Un patrimonio che si sta perdendo
In un territorio come Palmi, dove: il disagio sociale è forte, la disoccupazione giovanile è elevata e il tessuto urbano necessita di rigenerazione, lasciare in abbandono decine di beni confiscati è una sconfitta collettiva.
È una sconfitta per: lo Stato, che non riesce a essere presente e credibile; la politica, che non affronta la questione con coraggio; la società civile, che viene privata di un’occasione di riscatto.
E soprattutto, è una vittoria indiretta della criminalità, che continua a esercitare il proprio dominio, anche solo attraverso l’abbandono.
Serve coraggio, non solo leggi
Le leggi esistono. I fondi anche. I bandi vengono pubblicati. Ma dove si blocca tutto? Chi ha davvero il coraggio di bussare a quelle porte chiuse? Palmi non può diventare un museo dell’occasione mancata.
Ogni fabbricato che cade a pezzi è una speranza che si spegne. Ogni terreno che resta incolto è un’opportunità che evapora. Palmi ha un patrimonio immenso a disposizione. Un patrimonio strappato alla ‘ndrangheta, ma ancora intrappolato nella paura. Per sbloccarlo servono scelte forti, istituzioni coraggiose e cittadini protetti. Fino ad allora, resteranno solo liste. Lunghe, tristi, silenziose liste di beni che nessuno osa toccare.