Il mistero dell’omicidio di Vincenzo Bonifacio: la guardia giurata che non fece più ritorno
Un delitto cruento nella Calabria del 2008 che ancora attende verità, memoria e giustizia

Il 15 febbraio 2008, Vincenzo Bonifacio, guardia giurata calabrese, partì come ogni giorno per le sue attività di raccolta degli incassi nei supermercati. Da quel giorno si persero le sue tracce. Nove giorni dopo, il 24 febbraio, il suo corpo fu ritrovato carbonizzato all'interno dell’automobile di servizio, in un’area rurale tra i comuni di Cardinale e Satriano. Non vi era più nulla da riconoscere se non i resti appartenenti a lui.
L’auto, una Fiat Punto della sua guardia giurata, risultò distrutta dalle fiamme, con il corpo chiuso nel vano motore, segnando un’esecuzione studiata con freddezza.
Il ruolo di testimone e le ipotesi investigative
Una delle piste più accreditate per spiegare il delitto riguarda il fatto che, tempo prima, Bonifacio aveva testimoniato in un processo per omicidio contro un presunto affiliato mafioso. Quell’atto gli avrebbe creato inimicizie e potenziali motivi di vendetta. Le indagini si sono concentrate su quell’episodio, cercando possibili collegamenti tra la testimonianza e l’esecuzione.
Nonostante i tentativi investigativi, i mandanti e gli esecutori non sono mai stati identificati con certezza. Si sono raccolti indizi e testimonianze, incluse quelle di collaboratori di giustizia, ma nessuna condanna definitiva ha visto la luce.
Il vuoto giudiziario e la famiglia che attende
Negli anni successivi, la famiglia di Bonifacio ha da sempre chiesto che il caso venisse affrontato con trasparenza e rigore, denunciando la lentezza e le omissioni che hanno caratterizzato l’iter giudiziario.
Nonostante l’attenzione mediatica, non sono stati concessi benefici istituzionali né indennizzi alla famiglia, proprio perché l’omicidio è rimasto senza un processo concluso con una sentenza definitiva.
Il nome di Bonifacio è inserito nell’elenco delle vittime innocenti della ‘ndrangheta nelle attività istituzionali dedicate, come simbolo di chi è stato ucciso perché si è messo al servizio della verità senza compromessi.
Un delitto che grida chiarimenti
L’omicidio di Bonifacio rimane una ferita aperta nel tessuto calabrese e nella memoria collettiva. Nella sua figura si incrociano il dovere, il coraggio civile e il prezzo che si può pagare quando si sceglie di non tacere.
Fino a quando non si saprà chi fece quel delitto e perché, quel 15 febbraio resterà una data segnata dal silenzio imposto e dalla speranza che la giustizia torni, prima o poi, a dare risposta.