Rocco Gatto, il mugnaio che sfidò la 'ndrangheta
Ucciso a Gioiosa Ionica per aver detto "no" alle estorsioni: simbolo di legalità e sacrificio

Rocco Gatto era un mugnaio onesto di Gioiosa Ionica, iscritto al Partito Comunista Italiano. Proprietario del mulino sin dal 1964, si rifiutò per anni di pagare il pizzo imposto dalla ‘ndrina degli Ursino. Nonostante incendi, furti e intimidazioni, la sua fermezza permise di denunciare i responsabili alle autorità.
Il gesto che scatenò la reazione mafiosa
Il 6 novembre 1976, dopo la morte in uno scontro a fuoco del capoclan Vincenzo Ursini, la cosca impose un coprifuoco sul paese. Gatto reagì denunciando pubblicamente la situazione, anche fornendo nomi per favorire le indagini. Il suo gesto provocatorio ai mafiosi fu l’ultimo: il 12 marzo 1977, mentre percorreva la provinciale con il suo furgone, venne ucciso con colpi di lupara da sicari nascosti.
Un impatto che travalica il tempo
Dopo la sua morte, Gioiosa Ionica insorse. La comunità, guidata dal padre di Gatto e dall’amministrazione, reagì: il Comune fu il primo in Italia a costituirsi parte civile contro la mafia, e venne realizzato un murales in piazza in suo onore, restaurato anni dopo. La battaglia della sua famiglia e della gente del luogo furono un simbolo per l’antimafia calabrese.
Il riconoscimento dello Stato
Rocco Gatto ricevette alla memoria la Medaglia d’Oro al Valor Civile dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini, un riconoscimento alla sua lucida battaglia contro l’illegalità. Anche in sede giudiziaria, i suoi aggressori furono assolti per omicidio per insufficienza di prove, ma condannati per estorsione: una parziale giustizia per chi, con coraggio, aveva detto no al racket.
Un’eredità da preservare
La storia di Rocco Gatto resta una testimonianza vivida di dignità e coraggio. Ancora oggi la sua figura ispira chi lotta per la legalità, il senso della comunità e la memoria civile. Gioiosa Ionica, e l’intera Calabria, mantengono vivo il suo esempio di resistenza alla violenza mafiosa.