mare sporco
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Il 2024 è stato un anno nero per le coste italiane. Cemento illegale, inquinamento, pesca di frodo e violazioni del Codice di navigazione hanno segnato un aumento significativo dei reati accertati: 25.063 in totale, con un +9,2% rispetto all’anno precedente. Sommando anche gli illeciti amministrativi, si arriva a quasi 70 mila violazioni, pari a una media di un illecito ogni 105 metri di costa. La fotografia emerge dal rapporto Mare Nostrum di Legambiente.

Calabria tra le aree più esposte

Con 2.433 reati ambientali accertati, la Calabria si colloca al quarto posto in Italia, dietro Campania, Sicilia e Puglia. Si tratta di un dato allarmante, che conferma il peso dell’illegalità nel sistema costiero e marino regionale. A destare particolare preoccupazione è la questione dell’inquinamento: con 1.137 reati registrati, la Calabria è seconda in Italia dopo la Campania. Depuratori inesistenti o malfunzionanti, scarichi fognari abusivi e sversamenti illegali hanno contribuito a consolidare una delle emergenze più gravi per l’ambiente calabrese.

Il ciclo illegale del cemento

Il cemento illegale resta una delle piaghe principali. Nel 2024 la Calabria ha registrato 869 reati legati all’abusivismo edilizio e alle occupazioni illecite del demanio marittimo, pari all’8,4% del totale nazionale. Non solo costruzioni abusive lungo le coste, ma anche cave non autorizzate e una gestione distorta del territorio, con pesanti conseguenze per l’ecosistema e la sicurezza dei cittadini.

La voce di Legambiente Calabria

Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria, ha sottolineato come i dati fotografino da un lato la gravità della situazione e dall’altro l’impegno delle forze dell’ordine e delle Procure. Abusivismo edilizio, depurazione e rifiuti sono indicati come priorità assolute per la futura classe politica regionale. Per Parretta, la Calabria deve voltare pagina con decisione, costruendo una nuova cultura della legalità e del rispetto ambientale.

Il quadro delle altre illegalità

Oltre al cemento e all’inquinamento, cresce anche la pressione sugli ecosistemi marini attraverso la pesca di frodo e le violazioni del Codice di navigazione, che hanno registrato incrementi in tutta Italia. Sebbene i numeri calabresi non guidino le classifiche in questi ambiti, le forze dell’ordine hanno evidenziato casi diffusi anche nelle acque regionali.

Le proposte per il futuro

Legambiente ribadisce la necessità di un cambio di passo: abbattimento degli immobili abusivi, investimenti nei sistemi fognari e di depurazione, gestione integrata del ciclo dei rifiuti, riuso delle acque depurate in agricoltura e contrasto più efficace alla pesca illegale. Una strategia che guarda non solo alla repressione, ma anche a una pianificazione ambientale capace di prevenire i danni.