L'ex procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, è stato nominato da papa Francesco presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. Pignatone prende così il posto del precedente presidente Giuseppe Dalla Torre. Nella biografia pubblicata nel Bollettino della Sala stampa vaticana, si legge che Pignatone è nato a Caltanissetta 1'8 maggio 1949.  Si è laureato in Giurisprudenza nel 1971 presso l'Università degli Studi di Palermo. È stato Pretore a Caltanissetta e, dal 1977, Sostituto presso la Procura della Repubblica. Nel 2008 è stato nominato dal Csm procuratore della Repubblica di Reggio Calabria. Nel marzo 2012 è stato nominato dallo stesso Consiglio Superiore della Magistratura procuratore della Repubblica di Roma.


Quarantacinque anni in magistratura, oltre trenta nella sua Sicilia, sempre da pubblico ministero e - dai primi anni Ottanta - sulla frontiera del contrasto alla mafia. Gli anni dei «delitti eccellenti» e della guerra tra le cosche che lasciava a terra oltre cento cadaveri all’anno solo a Palermo. Poi arrivarono le stragi del 1992, le morti di Falcone e Borsellino, le indagini che portarono alla scoperta dei killer di Capaci; e ancora la guida della Procura circondariale di Palermo per occuparsi di reati minori; poi il ritorno alla Direzione distrettuale antimafia come procuratore aggiunto, con il coordinamento di inchieste importanti culminate, nel 2006, con la cattura di Bernardo Provenzano, il padrino che aveva preso in mano le redini di Cosa nostra dopo l’arresto di Totò Riina nel ‘93.





Due anni più tardi Pignatone lascia Palermo per andare a guidare la Procura di Reggio Calabria, dove affronta la ‘Ndrangheta e - in un’inchiesta collegata con quella condotta dalla pm della Procura di Milano Ilda Boccassini, a testimonianza dell’infiltrazione di quella criminalità organizzata al nord - ne scoperchia la struttura unitari e verticistica, sul modello della mafia siciliana. Nel 2012 viene nominato procuratore di Roma, e anche qui il suo metodo investigativo porta a nuovi e importanti risultati: primo fra tutti l’accusa del «metodo mafioso» mossa ai clan autoctoni che si muovono nella capitale.





Confermata dalle condanne susseguitesi negli anni: dal «mondo di mezzo» di Massimo Carminati alla famiglia Spada di Ostia, riconosciuta come associazione mafiosa dalla sentenza della settimana scorsa. Ma durante la gestione Pignatone la Procura romana porta avanti numerose altre indagini molto significative . A cominciare da quella che ha riaperto il caso della morte di Stefano Cucchi, per la quale proprio oggi la Procura ha chiesto la condanna di cinque carabinieri a pene molto pesanti. Giuseppe Pignatone è andato in pensione l’8 maggio scorso, e già prima che lasciasse il lavoro molti si chiedevano a quali nuovi incarichi sarebbe stato chiamato, per non «lasciare in panchina» troppo a lungo un magistrato stimato e di grande esperienza. Oggi è arrivata la notizia che tornerà a Roma e a indossare la toga, sebbene quella di un altro Stato.




 
FONTE CORRIERE.IT