”O il Reddito di Cittadinanza o un lavoro vero al Sud”: è così che il movimento ‘La Base Cosenza’ urla alla difesa della misura di politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all'esclusione sociale, che con la recente disposizioni inserite nel Disegno di Legge di Bilancio 2023 verrà abolita definitivamente a partire da gennaio 2024.


La Base Cosenza - infatti - scenderà il 21 Dicembre dinnanzi la Prefettura della città bruzia, con lo scopo di difendere il Reddito di Cittadinanza non avendo la possibilità - in Calabria - di poter ottenere un’occupazione lavorativa dignitosa.



“ In Italia, dopo due anni di pandemia, che hanno messo in ginocchio milioni di famiglie - si legge sulla pagina Base Cosenza - la crisi economica scaturita dalla guerra ha aggravato le condizioni di vita della maggior parte della popolazione.
Al Sud, e soprattutto in Calabria, dove i tassi di disoccupazione erano già altissimi, la gente oggi fa davvero fatica a fare la spesa, a pagare le bollette e gli affitti, andando in contro a privazioni, distacchi delle utenze e sfratti - continua -


Il nuovo Governo, che di certo non è realmente dalla parte di chi fa continui sacrifici per vivere in modo dignitoso, ha deciso di dichiarare una vera e propria guerra ai poveri, riducendo e poi eliminando il Reddito di Cittadinanza.


Per chi ha sempre vissuto i quartieri e parlato con le persone che abitano le città e i paesini di questa regione, è innegabile che il Reddito, seppur con tutti i suoi limiti, abbia rappresentato in questi anni una delle poche ancore di salvezza per chi ha perso tutto o per chi a causa di diversi fattori non è mai riuscito a inserirsi nel mondo del lavoro.


In Calabria, come nel resto del Sud, il Reddito ha anche permesso a molti lavoratori sottopagati e sfruttati di dire basta ai datori di lavoro che offrivano paghe da fame. Il Reddito è stato finalmente un'arma per migliaia di persone che fino al giorno prima dovevano cedere ai ricatti del padroncino di turno.


E se da una parte oggi ci negano il Reddito, allo stesso tempo questo Governo non fa nulla per promuovere politiche che creino posti di lavoro veri, dignitosi e non precari al Sud. La storia ce lo insegna: quando hanno aperto grandi industrie nella nostra regione, si trattava di fabbriche dove i dipendenti si ammalavano e spesso morivano, si trattava di produzioni in grado di devastare territori interi, come nel caso della Marlane e della Pertusola. Al Sud lavorare fa quasi sempre rima con sfruttamento, malattie e precarietà - conclude asserendo - - Non vogliamo per forza emigrare al Nord o addirittura in Germania o in Svizzera per guadagnarci da vivere, vogliamo andarcene dalla Calabria solo se siamo noi a deciderlo. Vogliamo poter restare e quindi di qualcosa dovremo pur campare. Se non volete darci il Reddito, dateci un lavoro vero, qui al Sud. “