Riceviamo e Pubblichiamo


Le comunità Arbëreshë rappresentano, ormai da diverso tempo, la minoranza linguistica di maggiore rilievo e spessore presente nel nostro Paese, sia da un punto di vista numerico che storicoculturale.

Nonostante ciò, la lotta affinché possano affermare e preservare la loro identità storica e culturale è, ancora oggi, estremamente viva e condotta in maniera appassionata sia da coloro i quali
sono nati all’interno di questa minoranza linguistica, storica e culturale sia da coloro i quali si sono interessati, nel tempo, alla causa.

La riforma del Federalismo fiscale ha causato l’esclusione del Mezzogiorno dai processi di sviluppo economico sancendo una netta preferenza, nonché forte disparità, nel settore degli investimenti, delle aree del Nord Italia, favorendone l’avanzamento e lo sviluppo verso i centri concorrenziali europei.

Si è, pertanto, causato un forte dislivello che impone l’urgenza da parte dei comuni Arbëreshë del Sud Italia di recuperare una discussione seria e fondata per ritrovare un ruolo di rilievo in
questa fase storica di ripresa post pandemica e allontanare definitivamente il rischio di soccombere e finire nell’oblio.

D’altronde, il grande pensatore e scrittore Antonio Gramsci delineò, attraverso la sua profonda ricerca tra lingua e cultura, la strada verso la tutela della Lingua, strumento di vitale importanza e utilità per ogni comunità.

Gramsci, infatti, sosteneva animatamente l’importanza della conservazione linguistica, attraverso la trasmissione della stessa, affinché il suo contenuto culturale implicito non andasse perduto rapidamente.

L’entrata in vigore della L.n.482 del 1999, materia che sancisce in modo inequivocabile la tutela delle minoranze linguistiche storiche, aveva infuso nei sostenitori della causa grande senso di fiducia e di speranza.

A distanza di vent’anni, si è dolorosamente assistito ad una mancata applicazione della legge da parte degli Enti regionali e locali. A tal proposito, di notevole rilevanza sono le istanze del
professore Altimari Francesco, ordinario di Lingua e Letteratura Albanese presso l'Università della Calabria, nonché cultore della materia e fervido sostenitore della causa, su questa
specifica tematica.

Infatti, la denuncia del professor Altimari si sofferma, in particolare modo, sul costante processo di impoverimento sociale e demografico delle “isole” linguistiche, a causa del quale diviene sempre più arduo sopravvivere all’omologazione della cultura dominante.

È doveroso ripartire, dunque, dalle istituzioni scolastiche, affinché possano ridare nuovo risalto al diritto all’apprendimento della lingua arbëreshë e all’insegnamento della cultura e della storia d’Arberia.

Un compito arduo, ma non irrealizzabile, che solo le istituzioni scolastiche possono assicurare e garantire alle popolazioni albanofone. Inoltre, per facilitare il richiamo all’utilizzo della lingua e
suscitare interessi collettivi potrebbe risultare vincente la strategia di istituire programmi nelle lingue di minoranza da parte del servizio pubblico radio-televisivo, prendendo spunto
dalle iniziative efficaci attuate già ampiamente nella provincia di Trento, con il fine di promuovere l’apprendimento e l’interesse nei confronti delle sue minoranze.

È necessaria, pertanto, una svolta drastica anche dal punto di vista politico, una maggiore forza di rappresentanza, che possa tutelare i diritti delle comunità stesse e progettare sia a livello nazionale che europeo un’azione unitaria e programmatica convergente per la valorizzazione e lo sviluppo del ricco patrimonio linguistico e storico.

I destini delle comunità di minoranze linguistiche sono nelle nostre mani, abbiamo, dunque, l’obbligo morale e storico di proteggere ciò che ci appartiene e non disperdere irrimediabilmente ciò che abbiamo tramandato, poiché costituisce parte del patrimonio della nostra cultura.

Attuare un risveglio della rivoluzione culturale è attualmente l’unica strada percorribile. Imperativo categorico è sensibilizzare tutti senza esclusioni alcune.

Dr.Alfredo Braile