«Il peggio ormai è passato per il focolaio di intossicazioni da botulino in Calabria». A dirlo ad Adnkronos Salute è Andrea Bruni, direttore della Terapia intensiva dell’ospedale Annunziata di Cosenza, struttura che in questi giorni ha seguito i pazienti colpiti dall’intossicazione alimentare che ha avuto origine da un panino contaminato, venduto da un food truck a Diamante.

Secondo Bruni, gli ultimi accessi registrati in pronto soccorso rientrano nella cosiddetta “finestra di rischio”, ossia l’intervallo temporale – variabile tra 4-6 ore e 7-8 giorni – in cui possono manifestarsi i sintomi dopo l’ingestione del cibo contaminato.

Nuovi casi ma nessun allarme

Nonostante il bollettino segnali ancora alcuni pazienti ricoverati, lo specialista chiarisce che si tratta di casi residuali: persone che avevano consumato il panino incriminato nei giorni immediatamente successivi all’8 e 9 agosto, ma che hanno tardato a rivolgersi ai medici.

Al momento, questi pazienti si trovano in osservazione in terapia intensiva, ma non vengono trattati con antitossina botulinica. Vengono invece somministrati farmaci per stimolare l’attività intestinale e favorire l’eliminazione di eventuali tossine residue.

Il coordinamento con il Centro antiveleni

La gestione dei ricoveri avviene in costante contatto con il Centro antiveleni Maugeri di Pavia, diretto dal professor Carlo Locatelli, con cui il personale sanitario calabrese si confronta quotidianamente.

Il direttore Bruni ribadisce che la situazione è «sotto controllo» e invita a non alimentare ulteriori preoccupazioni. Tuttavia, resta forte l’ammonimento a non sottovalutare mai i sintomi iniziali: attendere troppo, spiega, può aggravare il quadro clinico e rendere necessario un trattamento intensivo.