Il porto di Gioia Tauro, situato in Calabria, è da tempo riconosciuto come uno dei principali snodi per il traffico internazionale di stupefacenti, in particolare della cocaina proveniente dal Sud America. La sua posizione strategica nel Mediterraneo e l'elevato volume di merci in transito lo rendono un punto nevralgico per le organizzazioni criminali, soprattutto per la 'ndrangheta, che ha trasformato questa infrastruttura in una vera e propria "porta d'ingresso" della droga in Europa. 

I sequestri al Porto: droga e illeciti all'ordine del giorno

Negli ultimi anni, le autorità italiane hanno intensificato le operazioni di controllo e contrasto al narcotraffico nel porto di Gioia Tauro, portando a numerosi sequestri di sostanze stupefacenti. Ad esempio, nel maggio 2023, sono stati sequestrati 2.700 chilogrammi di cocaina nascosti all'interno di un container proveniente dall'Ecuador e diretto in Georgia. La droga era occultata tra 78 tonnellate di banane e, una volta immessa sul mercato, avrebbe fruttato circa 800 milioni di euro alle organizzazioni criminali.

Un altro significativo sequestro è avvenuto nell'ottobre 2024, quando le forze dell'ordine hanno intercettato due container sospetti che trasportavano succo di ananas e sacchi di sesamo. All'interno sono stati rinvenuti 790 chilogrammi di cocaina purissima, che avrebbero generato profitti per oltre 120 milioni di euro. Più recentemente, nel gennaio 2025, il Comando Provinciale di Reggio Calabria, in collaborazione con l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ha sequestrato 110 chilogrammi di cocaina purissima nascosti in un container contenente bobine di carta, proveniente dal Nord America e diretto in Italia. Questi esempi dimostrano l'enorme flusso di droga che attraversa il porto e l'efficienza delle autorità nel contrastarlo.

Il ruolo della 'ndrangheta in questo delicato sistema

La 'ndrangheta gioca un ruolo cruciale in questo sistema, gestendo con estrema efficienza e capillarità la logistica del narcotraffico. Grazie alla sua struttura organizzativa, è in grado di controllare non solo l’arrivo della droga, ma anche la sua distribuzione nei principali mercati europei. Il porto di Gioia Tauro diventa così un asset strategico nelle mani delle cosche, che utilizzano operatori portuali corrotti, infrastrutture sofisticate e metodi ingegnosi per aggirare i controlli. Un esempio significativo del ruolo della 'ndrangheta è emerso durante numerose operazioni delle forze dell'ordine, che hanno portato all'arresto di decine di individui coinvolti nel traffico di stupefacenti. Le indagini hanno svelato la stretta connessione tra le famiglie mafiose locali e alcune figure chiave all'interno del porto, evidenziando un sistema di collusione ben oliato. La 'ndrangheta non solo gestisce il narcotraffico, ma utilizza i proventi per consolidare il proprio potere economico e sociale, infiltrandosi in vari settori dell'economia legale.

porto GioiaTauro

Il porto di Gioia Tauro rimane un nodo critico

Nonostante gli sforzi delle autorità, il porto di Gioia Tauro rimane un nodo critico nel panorama del narcotraffico internazionale. La capacità della 'ndrangheta di adattarsi e innovare le proprie strategie rappresenta una sfida costante per gli investigatori. L'intensificazione dei controlli, l'uso di tecnologie avanzate e la cooperazione internazionale sono strumenti indispensabili per contrastare un fenomeno che continua a minacciare la sicurezza e la stabilità economica del Paese. 

Il dominio della 'ndrangheta sul porto di Gioia Tauro non è solo una questione di criminalità, ma un problema strutturale che richiede interventi decisi e coordinati. Senza un approccio sistemico e una maggiore attenzione politica, questo crocevia continuerà a essere il fulcro di un traffico illecito che arricchisce le mafie e impoverisce la società civile.