Il clan Pititto di Mileto: tra potere mafioso e faide silenziose
La ‘ndrina Pititto-Prostamo-Iannello emerge come una delle realtà più radicate nella provincia di Vibo Valentia

La cosca Pititto-Prostamo-Iannello affonda le sue origini nel territorio di Mileto, in provincia di Vibo Valentia, dove dal 1987 ha ottenuto il riconoscimento ufficiale di un “locale”, che ne ha legittimato la centralità criminale. La struttura si è rapidamente affermata come una delle principali ‘ndrine locali, operando insieme ai Galati di San Giovanni di Mileto e introducendosi nei circuiti mafiosi della zona.
Faide, omicidi e consolidamento criminale
L’11 maggio 1991, Pasquale Pititto e Michele Iannello vennero indicati come esecutori dell’omicidio di Vincenzo Chindamo e del ferimento di Antonio Chindamo, in un ordine del boss Giuseppe Mancuso. Questo episodio rappresenta uno dei momenti chiave della lotta per il potere tra clan locali nell’area tirrenica vibonese.
Condanne, carcere duro e “Maestrale”
Pasquale Pititto è attualmente recluso al regime del carcere duro (41 bis), con una condanna all’ergastolo per un omicidio avvenuto nel 1990. Nel contempo, ha ricevuto una sentenza di 25 anni nel processo “Tirreno”. Anche Michele Silvano Mazzeo, affiliato al gruppo, è detenuto al 41 bis per traffico di stupefacenti e associazione mafiosa. Durante il processo “Maestrale” è emerso che la cosca era dotata di fiancheggiatori interni in grado di fornire anticipazioni sulle indagini, sintomo di una pericolosa penetrazione nelle istituzioni.
Ruolo attuale e contesto vibonese
Oggi, la Pititto è parte di un quadro criminale solido e articolato nella provincia di Vibo Valentia, affiancata da clan storicamente radicati come i Mancuso e i Galati. La presenza strutturata del locale di Mileto ne rafforza la capacità di controllo territoriale, in un contesto dove operazioni antimafia hanno ripetutamente colpito radici mafiose profonde.