La scuola pubblica in Calabria è in una fase critica: l’inarrestabile calo demografico, la precarietà, il taglio delle cattedre e la migrazione degli insegnanti rischiano di compromettere l’intero sistema formativo. Serve una strategia urgente che combini più posti in ruolo, stabilizzazione dei precari, trasparenza nelle graduatorie, interventi strutturali e misure che incentivino i docenti a restare nella loro terra. Solo così si potrà ricostruire una scuola stabile, equa e pronta al futuro.

La crisi demografica indebolisce le scuole

La regione perde decine di migliaia di giovani ogni anno. Negli ultimi cinque anni, circa ventiquattromila under 19 hanno lasciato la Calabria, con una diminuzione strutturale del bacino scolastico. Le scuole subiscono conseguenze dirette: un calo delle iscrizioni di migliaia di studenti causa la riduzione di classi e cattedre, soprattutto nei capoluoghi.

Tagli al personale e fuga verso il privato

Per l’anno 2025/26 è previsto un taglio di circa 5.000 alunni e numerosi posti in organico. Nella sola provincia di Reggio Calabria, ad esempio, si stimano oltre 1.700 alunni in meno e circa 65 posti eliminati. Come effetto immediato, molte famiglie stanno orientandosi verso scuole private o paritarie, in cerca di continuità educativa e strutture migliori.

Precarietà dei docenti e caos graduatorie

Il precariato è un’emergenza drammatica: migliaia di insegnanti lavorano con contratti annuali o anche più brevi, spesso subendo ritardi nei pagamenti e dovendo coprire spese con lavori aggiuntivi. Il sistema delle graduatorie (Gae, Gps, d’Istituto) è complesso e rigido, penalizzando chi non ha possibilità di spostarsi.

Mobilità obbligata e migrazione interna

In Calabria, la disparità tra domanda e offerta di cattedre è evidente. Solo una minima parte delle richieste di trasferimento viene accolta. Chi vuole stabilizzarsi è spesso costretto a emigrare verso regioni del Centro-Nord dove le cattedre sono più disponibili. Così migliaia di insegnanti calabresi emigrano ogni anno, generando una vera “migrazione intellettuale”.

Lavoro discontinuo e stipendi in ritardo

Molti docenti lavorano a singhiozzo, con supplenze brevi che non garantiscono continuità. Spesso si trovano a dover percorrere centinaia di chilometri per poche ore di lezione, percependo stipendi modesti che colpiscono la serenità economica delle famiglie.

Concorso e posti insufficienti

Nonostante i concorsi nazionali e le misure legate al Pnrr, i posti disponibili in Calabria sono pochi e spesso inferiori alle aspettative. Anche per il sostegno, pur essendoci assegnazioni aggiuntive, il fabbisogno rimane insoddisfatto e la situazione poco chiara per molti aspiranti.