Occhiuto lancia la sfida: "Tridico impreparato, il suo reddito è una bufala. La Calabria vuole chi lavora davvero"
Intervistato a bordo di un volo diretto a Lamezia Terme da Il Giornale

A pochi giorni dall'appuntamento elettorale, il presidente uscente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, si mostra determinato e ottimista. Intervistato a bordo di un volo diretto a Lamezia Terme da Il Giornale, nonostante le sole quattro ore di sonno, Occhiuto appare energico e sicuro: “Sono fiducioso di vincere questa sfida”, afferma senza esitazioni.
"Cinque province, non una di meno"
Un momento emblematico dell’intervista arriva quando gli viene chiesto quante siano le province calabresi. La risposta è secca e puntuale: “Cinque! Anzi, me le lasci dire: Reggio Calabria, Vibo Valentia, Catanzaro, Cosenza e Crotone”. Una stoccata implicita al suo avversario, Pasquale Tridico, che avrebbe mostrato incertezza proprio su questo punto. “Guardi, non mi piace parlare degli altri e sa perché? Perché quando parlano gli altri mi fanno un grande favore”, chiude Occhiuto con tono ironico ma deciso.
Reddito di dignità? “Una sola!”
Tra i punti più discussi della campagna elettorale c’è il “reddito di dignità” proposto da Tridico, ex presidente dell’INPS. Occhiuto però non ci sta: “I calabresi hanno capito che è una sola! Ha promesso una cosa che non si può fare, mancano le risorse. Lui pensa di realizzarla con i fondi europei, ma non si può. È un’idea copiata dalla Puglia, con tirocini di pochi mesi che creerebbero altro precariato”.
Il presidente rivendica invece la sua azione concreta sul tema del lavoro: “Io quei precari li ho stabilizzati. Quattromila. Ho dato lavoro vero, non promesse elettorali”.
Il “campo larghissimo” che non fa paura
Quanto alla coalizione avversaria, Occhiuto ironizza sulla definizione di “campo largo”: “È un campo larghissimo, sono 12 liste! Ma elettoralmente sarà molto ristretto. L’unica cosa che li unisce è l’avversione nei miei confronti”. Una coalizione, dunque, che secondo lui manca di visione comune e di proposta concreta.
Candidature simboliche: due visioni opposte
Interrogato sulla presenza della filosofa Donatella Di Cesare nelle liste avversarie, Occhiuto si mostra scettico: “Non credo entrerà nemmeno in Consiglio regionale. I calabresi voteranno chi conosce davvero il territorio”.
Poi, il presidente rivendica la sua scelta di campo: “Io ho una candidatura simbolica diversa: una madre coraggio, che ha denunciato 12 ragazzi colpevoli di aver stuprato la figlia per due anni. Lei rappresenta la Calabria che resiste, che non si arrende. Tutto quello che non rappresenta la Di Cesare”.
Giustizia e politica: “Le mie dimissioni non erano una provocazione”
Occhiuto ha anche commentato le sue dimissioni dopo l’avviso di garanzia ricevuto, chiarendo di aver agito per responsabilità istituzionale: “Nessuno dovrebbe dimettersi per un avviso di garanzia. Non volevo essere un presidente azzoppato. La giustizia non va usata come arma politica”.
Sanità e passato: "Ora si lavora sul serio"
Sul tema caldo della sanità calabrese, l’attacco è diretto alle gestioni precedenti: “Per 12 anni non hanno fatto nulla, mandando commissari inutili. E oggi parlano? Non è facile gestire la sanità in Calabria, ma noi ci stiamo provando con serietà”.
I voti ai governi: "Meloni da 9, io da 8"
Alla domanda sui voti da dare ai governi, Occhiuto non si tira indietro: “Al governo Meloni do 9, al mio operato in Calabria un 8. Abbiamo fatto molto, ma c’è ancora tanto da fare”.
Roberto Occhiuto si presenta così al giudizio degli elettori: con toni diretti, difendendo la concretezza del suo operato e attaccando le promesse che giudica irrealizzabili. La sfida con Tridico è ormai nel vivo e si giocherà, più che sui simboli, sulla credibilità.