Vigneto più alto d'Europa
Vigneto più alto d'Europa

Correva l’anno 2006 quando Immacolata Pedace e la sua famiglia decisero di avviare un’avventura che molti consideravano folle: impiantare un vigneto sull’altopiano della Sila, in Calabria, nei pressi del lago Cecita, in località Cava di Melis. L’idea nacque quasi per gioco, con un esperimento su un piccolo campo di 500 piante che comprendevano sia varietà internazionali che autoctone. Nessuno avrebbe immaginato che quel tentativo si sarebbe trasformato, nel tempo, in un’azienda agricola di successo, con 2,5 ettari di superficie vitata e una tenuta complessiva di 10 ettari. La Sila, nota per il suo clima rigido, con inverni che scendono abbondantemente sotto lo zero, sembrava il luogo meno adatto per coltivare la vite. Eppure, contro ogni previsione, il progetto di Immacolata e della sua famiglia è fiorito, trasformando quella che molti consideravano un'utopia in una realtà tangibile.

Dalle barbatelle al vigneto più alto d’Europa

Quando tra il 2008 e il 2009 la famiglia decise di ampliare l’impianto, la sfida si fece ancora più audace. La pendenza della collina, pari al 100% (45°), e il clima estremo della Sila erano ostacoli apparentemente insormontabili. A complicare ulteriormente le cose, c’era lo scetticismo dei paesani, che con ironia suggerivano: “Perché non impiantare direttamente l’ananas?”. Ma Immacolata Pedace, il marito Emanuele e il figlio Emanuele Jr non si lasciarono scoraggiare. Tra il sarcasmo dei vicini e la dura realtà del terreno montano, il piccolo vigneto sperimentale si espanse fino a diventare il vigneto più alto d’Europa, situato a 1315 metri sul livello del mare. Oggi, il vigneto è un esempio di enologia estrema e simbolo di caparbietà e visione imprenditoriale. Contro ogni previsione iniziale, le piante non solo attecchirono ma germogliarono, sfidando il rigido clima della Sila. Oggi, l’azienda agricola produce quattro vini: un bianco, due rosati e un rosso, oltre al primo spumante nato in Sila, che prende il nome dall’altitudine di 1300 metri. Con una produzione annua di circa 10.000 bottiglie, l’azienda dimostra che è possibile creare vini di alta qualità anche in condizioni estreme. Tra i prodotti di punta spiccano il bianco Chione e il rosato Althea, quest'ultimo dedicato alla nipotina di Immacolata appena nata. Entrambi i vini si caratterizzano per il loro profilo aromatico e fruttato, con un gusto pieno e persistente. Queste peculiarità sono il risultato delle forti escursioni termiche tra il giorno e la notte, che conferiscono alle uve una complessità e un’intensità uniche.

Vigneto innevato
Vigneto innevato

Una gestione familiare e l’improvvisazione che diventa maestria

La storia dell’azienda è anche quella di una famiglia che si è reinventata. Immacolata Pedace e i suoi familiari non avevano un background specifico in viticoltura o enologia. Emanuele, il marito, è un architetto, mentre il figlio Emanuele Jr è ingegnere. Tuttavia, grazie alla passione e alla volontà di apprendere, hanno imparato in breve tempo tutto ciò che serviva: dalla scelta delle varietà di vite (tra cui Chardonnay, Pinot Bianco, Gewurztraminer, Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Magliocco e Gaglioppo) alla gestione del processo produttivo, fino alla commercializzazione del vino. Naturalmente, l’azienda si avvale anche del supporto di un enologo professionista, essenziale per affrontare le sfide di un territorio dove le temperature invernali possono scendere fino a -20°C. Nonostante le difficoltà iniziali e la mancanza di appoggio da parte del "sistema Sila", la famiglia Pedace ha saputo trasformare il vigneto in un’attrazione non solo per gli amanti del vino, ma anche per i curiosi e gli appassionati di storie di successo. Le attività aziendali si sono ampliate nel tempo, includendo la realizzazione di una cantina, un punto vendita e stanze per accogliere gli ospiti. Oggi, l’azienda offre esperienze turistiche che vanno dalla visita tra i vigneti alle degustazioni di vini, abbinate a taglieri con prodotti locali. Queste iniziative hanno contribuito a rafforzare il legame tra il territorio e i visitatori, promuovendo la cultura e l’enogastronomia calabrese.

Spumante 1300 Brut
Spumante 1300 Brut

Il valore del passaparola e le sfide della comunicazione

Nonostante i successi ottenuti, l’azienda affronta ancora alcune sfide legate alla promozione e alla comunicazione. La storia del vigneto più alto d’Europa è straordinaria e meriterebbe una visibilità maggiore. Tuttavia, al momento, la presenza online dell’azienda è limitata a una pagina Facebook e Instagram, senza un sito web ufficiale. Inoltre, la segnaletica per raggiungere il vigneto è carente, e mancano brochure e materiali informativi che potrebbero valorizzare ulteriormente l’offerta turistica e commerciale. Questi limiti non hanno impedito all’azienda di attrarre visitatori, grazie al buon vecchio passaparola. Tuttavia, un investimento in comunicazione e marketing potrebbe fare la differenza, ampliando la notorietà del vigneto sia a livello nazionale che internazionale. Il vigneto più alto d’Europa rappresenta una grande opportunità per il territorio della Sila. Con il progetto di costruire un museo del vino, la famiglia Pedace dimostra di avere una visione a lungo termine e una forte volontà di continuare a innovare. Questo non solo arricchirebbe l’offerta turistica della zona, ma contribuirebbe anche a valorizzare ulteriormente il patrimonio enologico calabrese. Il potenziale è enorme: l’azienda potrebbe diventare un punto di riferimento per l’enologia estrema e un esempio di come la passione e la determinazione possano superare anche le sfide più difficili. La storia del vigneto più alto d’Europa è una testimonianza di resilienza, innovazione e amore per la terra. Immacolata Pedace e la sua famiglia hanno dimostrato che, con determinazione e visione, è possibile trasformare un’idea considerata folle in un progetto di successo. Oggi, il vigneto è un simbolo della bellezza e delle potenzialità inespresse della Sila, un luogo dove la tradizione incontra l’innovazione, e dove il vino diventa un ponte tra la natura selvaggia e la passione umana. Con un po’ di attenzione in più alla comunicazione e alla promozione, questa perla dell’enologia calabrese potrebbe brillare ancora più intensamente, attirando sempre più visitatori e appassionati da tutto il mondo.

Vigneto innevato
Vigneto innevato