Campeggi abusivi alla foce del Neto: scatta il sequestro in area protetta
Due denunciati per reati ambientali e paesaggistici in un habitat di alto valore ecologico

Un’azione mirata contro gli abusi ambientali è stata condotta nei giorni scorsi dai Carabinieri Forestali del Nucleo di Crotone, intervenuti in una zona di grande pregio naturalistico: la foce del fiume Neto. L’area, riconosciuta come Zona Speciale di Conservazione (ZSC) dall’Unione Europea, è soggetta a protezioni rigorose, ma è stata oggetto di gravi violazioni. I militari hanno individuato e sequestrato due appezzamenti di terreno trasformati in campeggi abusivi, allestiti con roulotte, arredi da esterno e strutture rudimentali, in evidente contrasto con la normativa ambientale vigente.
Abusi strutturati e denunce penali
Le indagini hanno portato all’identificazione di due persone, ora denunciate all’Autorità Giudiziaria. Le ipotesi di reato contestate sono pesanti: dalla deturpazione del paesaggio naturale alla gestione non autorizzata di rifiuti, fino alla violazione delle norme del Codice dei Beni Culturali e delle disposizioni edilizie. Gli oggetti rinvenuti – tra cui sedie, tavoli, amache e altri elementi di permanenza stabile – dimostrano l’intenzione di occupare la zona in modo continuativo e strutturato, compromettendo un ecosistema già fragile e protetto. L’intervento rientra in un più ampio programma di prevenzione e repressione degli illeciti ambientali, coordinato dalla Procura della Repubblica di Crotone, sotto la direzione del dott. Domenico Guarascio.
Un ecosistema da difendere
La foce del Neto è uno dei pochi habitat fluviali ancora intatti della Calabria, rifugio di molteplici specie protette. Tra queste, spicca il gruccione (Merops apiaster), uccello variopinto tipico del bacino mediterraneo, che nidifica proprio in quest’area durante il periodo riproduttivo. L’operazione dei Forestali è stata resa possibile anche grazie alla collaborazione di cittadini attenti e associazioni ambientaliste locali, che hanno segnalato le anomalie. “Difendere la biodiversità e il valore ecologico di questi luoghi è una priorità assoluta”, hanno dichiarato i militari, sottolineando il rischio concreto che simili abusi causino danni permanenti a un patrimonio naturale che appartiene all’intera collettività.