Le aree interne della Calabria
Le aree interne della Calabria

Le aree interne della Calabria sono tra le zone più colpite dallo spopolamento. Negli ultimi vent’anni, 162.000 giovani tra i 18 e i 34 anni hanno lasciato la regione, una perdita pari al 32% di quella fascia demografica. Il futuro appare poco rassicurante, ad esempio, Svimez stima che nei prossimi 25 anni la Calabria perderà oltre 300.000 abitanti, arrivando a meno di 1,5 milioni.

Chi parte: le grandi migrazioni

Tradizionalmente, il fenomeno demografico segue una traiettoria che parte dagli anni ’50, quando centinaia di migliaia di calabresi migrarono verso Nord Italia, Canada e Stati Uniti. Oggi le partenze riguardano soprattutto i giovani alla ricerca di opportunità lavorative, istruzione e servizi, lasciando dietro di sé interi borghi semivuoti, spesso privi di servizi essenziali come scuole, negozi e strutture sanitarie.

Chi resta: resistenza quotidiana

A fronte del declino, resistono comunità che non si arrendono. In paesi come Camini, un progetto di accoglienza integrata e turismo solidale ha invertito la tendenza, favorendo il reinsediamento e nuove attività artigianali e agricole. Allo stesso modo, in borghi come Podargoni e Oriolo, interventi di recupero del patrimonio architettonico hanno avviato processi di valorizzazione turistica. Si tratta ancora di micro-esempi, ma significativi.

Chi torna: il fenomeno del ritorno

Interessante è il “ritorno degli oriundi” discendenti di emigrati calabresi, soprattutto dall’Argentina, che scelgono di ristabilirsi in piccoli comuni come San Lucido, Fiumefreddo Bruzio o Lago, attratti dalle radici e dal desiderio di riscoprire l’identità familiare. Si tratta di flussi contenuti ma simbolicamente importanti, in grado di riaccendere speranze di rinascita culturale e demografica nel panorama calabrese.
Lo spopolamento dei piccoli borghi calabresi resta una ferita aperta, con punte drammatiche nell’interno montano e nel Mezzogiorno in generale. Eppure, tra chi resiste con progetti innovativi e chi torna per ridare vita ai luoghi delle radici, si intravedono spiragli di speranza. Le chiavi potranno essere politiche di incentivo mirate, infrastrutture, turismo sostenibile e valorizzazione delle comunità origini, per trasformare il declino in progetto di rinascita.