Guccione assolto dopo 13 anni: “Giustizia lenta, la politica deve cambiare regole”
L’ex consigliere regionale del PD commenta la fine del processo “Rimborsopoli” e attacca chi ha usato la giustizia per fini politici: “Ora servono regole uguali per tutti e candidati scelti dai territori”

«Tredici anni per arrivare a sentenza. Sono troppi, sia per chi fa politica che per un semplice cittadino che viene tenuto sotto scacco». Con queste parole, l’ex consigliere regionale Carlo Guccione, oggi membro della Direzione nazionale del Partito Democratico, ha commentato la sua assoluzione nel processo “Rimborsopoli” nel corso di un incontro con la stampa tenutosi a Rende. Una vicenda giudiziaria durata oltre un decennio che, secondo Guccione, impone una seria riflessione sui tempi della giustizia e sugli effetti devastanti che questi possono avere non solo sulle persone coinvolte, ma anche sul quadro politico regionale.
"Non è colpa della magistratura, ma di chi strumentalizza"
Guccione ha precisato che «il vero problema non è la magistratura, ma chi utilizza le vicende giudiziarie per fare battaglie politiche all’interno e all’esterno di un partito». Una dinamica che, a suo avviso, ha avuto pesanti conseguenze: «Queste condizioni hanno azzerato la giunta Oliverio e aperto un nuovo corso politico in contrasto con il responso elettorale». Il riferimento è al clima di sfiducia e delegittimazione che si è generato nel tempo, compromettendo equilibri politici e percorsi democratici. Da qui anche il richiamo a un principio di civiltà giuridica evocato dalla stessa premier Meloni: «Non basta un avviso di garanzia per chiedere le dimissioni di un esponente politico».
Verso un nuovo corso per il PD in Calabria
Ora, secondo Guccione, è necessario che il Partito Democratico apra una nuova fase, fondata su regole chiare e valide per tutti. «Serve una visione rinnovata», ha detto, «che consenta di arrivare alle prossime elezioni regionali con un candidato presidente scelto senza pregiudiziali, espressione autentica dei territori». Una proposta che guarda alla ricostruzione della credibilità politica, alla valorizzazione delle autonomie locali e alla fine di logiche punitive basate su accuse non ancora verificate dalla giustizia.