Aula della Corte d'appello di Catanzaro
Aula della Corte d'appello di Catanzaro

La Corte d’Appello di Catanzaro ha emesso la sentenza di secondo grado del processo “Valle dell’Esaro”, che ha fatto luce su una rete di narcotraffico attiva in diversi comuni del Cosentino, tra cui Roggiano Gravina, Tarsia, Spezzano Albanese, San Lorenzo del Vallo, Terranova da Sibari, Castrovillari, San Marco Argentano e Acri. Secondo quanto emerso, l’organizzazione, legata al clan Presta, controllava la distribuzione di cocaina nella zona, approvvigionandosi dalle cosche della Locride. La pena più alta è stata inflitta ad Antonio Presta, condannato a 23 anni e 10 mesi di reclusione per essere il principale promotore del traffico.

Collaborazioni, riciclaggio e beni sequestrati


Un ruolo determinante nelle indagini è stato quello di Roberto Presta, che, dopo aver deciso di collaborare con la giustizia, ha ricostruito i meccanismi interni dell’organizzazione e i legami con i fornitori del Reggino. Le sue dichiarazioni hanno permesso di individuare i canali di approvvigionamento e i circuiti di riciclaggio del denaro. Nell’ambito dell’operazione, gli investigatori hanno sequestrato 32 immobili, due imprese e tre autovetture, per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro, riconducibili ad alcuni degli imputati, tra cui Francesco Ciliberti, Giuseppe Presta, Antonio e Roberto Presta.

Le condanne e le assoluzioni in appello


La Corte ha confermato la maggior parte delle condanne, pur riducendo alcune pene per effetto della prescrizione di singoli reati. Oltre ad Antonio Presta (23 anni e 10 mesi), le pene più rilevanti riguardano Mario Sollazzo (15 anni e 11 mesi), Armando Antonucci (15 anni e 5 mesi), Giuseppe Presta (15 anni e 3 mesi), Cristian Ferraro (13 anni e 4 mesi), Mario Palermo (13 anni e 4 mesi), Roberto Iantorno (10 anni e un mese), Antonio Domenico Postorivo (10 anni e un mese), Attilio Martorelli e Marco Patitucci (10 anni ciascuno). Condanne comprese tra 6 e 8 anni per gli altri membri dell’organizzazione, tra cui Francesco Ciliberti, Antonio Giannetta, Lorenzo Arciuolo, Alessandro Avenoso, Rocco D’Agostino, Michele Fusaro, Giovanni Garofalo, Remo Graziadio, Erik Grillo, Mauro Marsico, Filippo Orsino, Antonio Pacifico, Giuseppe Palermo, Vincenzo Santamaria, Raffaele Sollazzo, Sergio Cassiano, Fabio Giannelli, Luigi Gioiello, Francesco Iantorno (1977 e 1984) e Giovanni Sangineto.
Sono stati assolti Augusto Cardamone, Giampaolo Ferraro, Antonio Orsini e Roberto Eugenio Gallo.