Pasquale Condello, “Il Supremo” della ’ndrangheta: ascesa, latitanza e arresto
Da killer giovanissimo a stratega incontrastato, latitante per 18 anni, fino alla cattura nel febbraio 2008

Pasquale Condello è stato una figura storica della criminalità calabrese: da giovane sicario progettista di guerre interne fino a supremo architetto della ’ndrangheta. La sua fuga ventennale e il successo nel dirigere un impero criminale radicato hanno reso la sua cattura un evento epocale nella lotta alla mafia in Italia. Il suo arresto nel 2008 rappresenta una tappa fondamentale nella storia del contrasto alla ’ndrangheta.
Origini e soprannome
Nato il 24 settembre 1950 a Reggio Calabria, Condello emerge presto tra le fila della ’ndrangheta, guadagnandosi il soprannome “Il Supremo” per la sua leadership e autorità assoluta all’interno dell’organizzazione.
Il “primo omicidio” e la prima guerra di ’ndrangheta
Nel gennaio 1975, Condello partecipa all’omicidio di Antonio Macrì, boss antagonista, innescando la prima guerra interna che causa circa 300 morti. Questo episodio segna la definitiva consacrazione dei De Stefano, con Condello come figura di rilievo.
Seconda guerra di mafia e apice del potere
Dopo il matrimonio tra sua sorella e un boss rivale, nel 1985 scoppia la sanguinosa seconda guerra di ’ndrangheta, con oltre 600 vittime. Condello ne esce rafforzato, venendo inserito nel 1991 nella “Provincia”, la commissione interprovinciale della ’ndrangheta.
Il clan e gli affari illeciti
Condello costruisce un impero criminale: estorsioni negli appalti pubblici, tangenti multimilionarie, traffico di cocaina dalla Colombia e riciclaggio. Condanne all’ergastolo e a 22 anni di carcere lo aspettano per numerosi omicidi (tra cui quello del politico Lodovico Ligato) e associazione mafiosa.
Latitanza storica
Dal 1990 (e ufficialmente dal 1993 a livello internazionale) Diventa latitante per 18 anni, rimanendo attivo nel controllo del territorio reggino e delle attività criminali, senza mai lasciare la Calabria.
Cattura: il crollo del “boss di borgata”
La notte del 18 febbraio 2008, Condello viene arrestato a Pellaro (Reggio Calabria) in un blitz dei carabinieri. Armato ma calmo, non oppone resistenza e ordina ai suoi gregari di non reagire. Le autorità lo definiscono il “Provenzano della Calabria” per importanza e carisma.
Pena e conseguenze
Dopo l’arresto, Condello viene sottoposto al regime del carcere duro (41-bis), dove pur recluso esercita ancora una certa influenza. Il suo clan, guidato poi dal fratello Domenico, rimane potente nel racket, negli appalti e nel narcotraffico.