Cosenza, rimossa la statua di Mancini: scoppia la protesta sui social
“Oltraggio alla storia” e “Mancini non si tocca”: pioggia di critiche alla decisione dell’amministrazione. I cittadini chiedono spiegazioni e difendono la memoria collettiva

La notizia della rimozione della statua di Gicomo Mancini ha fatto in poche ore il giro dei social e ha acceso un’ondata di indignazione da parte dei cittadini di Cosenza. Il gesto, ritenuto da molti un atto irrispettoso nei confronti della memoria storica e identitaria della città, è stato fortemente contestato online con centinaia di messaggi, commenti e condivisioni. Sotto accusa non solo la decisione in sé, ma anche le modalità, giudicate da alcuni “frettolose e senza alcun confronto con la cittadinanza”. A finire nel mirino, inevitabilmente, è anche l’amministrazione comunale, accusata da molti utenti di aver compiuto “una scelta politica e divisiva”.
Social in rivolta: “Mancini non si tocca”
«Oltraggio alla storia di Cosenza», scrive un utente su Facebook. «Mancini non si tocca!», incalza un altro. E ancora: «Cancellare una figura come la sua è come voler riscrivere la nostra identità», «Avete tolto la statua, ma non cancellerete ciò che ha rappresentato per la città». Molti dei commenti richiamano l’importanza simbolica della statua come punto di riferimento per diverse generazioni di cosentini. C’è chi posta vecchie foto di famiglia accanto al monumento, chi ricorda aneddoti legati a quel luogo e chi denuncia il “clima di revisionismo politico e culturale” che, a detta di alcuni, sta attraversando la città.
Richieste di chiarimenti e memoria collettiva
Nel frattempo, cresce anche la richiesta di chiarimenti ufficiali. Diverse associazioni culturali e cittadini hanno chiesto all’amministrazione di motivare pubblicamente la scelta e indicare se si tratti di una rimozione temporanea o definitiva. L'eco della protesta sembra destinata a non spegnersi in fretta. E se l’intenzione era quella di ridurre il dibattito intorno alla figura di Giacomo Mancini, l’effetto ottenuto è stato esattamente l’opposto la statua, oggi più che mai, è diventata simbolo di una memoria che molti cittadini non sono disposti a lasciar andare.