Tirocinanti
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La questione dei Tirocinanti di Inclusione Sociale (TIS) sarà al centro di un incontro istituzionale previsto per lunedì prossimo tra una delegazione composta da 100 sindaci della provincia di Cosenza e il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, insieme all’assessore regionale al Lavoro, Giovanni Calabrese. L’iniziativa nasce a seguito di un’assemblea convocata a Palazzo dei Bruzi su impulso del sindaco di Cosenza, Franz Caruso, che ha accolto la richiesta di diversi primi cittadini preoccupati per l’incertezza lavorativa dei tirocinanti calabresi.

Richiesta unanime: un futuro certo per i TIS

Nel corso dell’incontro tenutosi ieri sera, i 100 sindaci presenti hanno deciso all’unanimità di affrontare il tema direttamente con la Regione, auspicando una soluzione chiara e condivisa. Nonostante precedenti confronti avviati con la stessa Regione Calabria e con l’ANCI, restano infatti numerose zone d’ombra sugli aspetti procedurali e finanziari legati alla stabilizzazione dei TIS. La delegazione chiederà chiarimenti concreti e un impegno formale per garantire una prospettiva lavorativa stabile a centinaia di lavoratori che, ad oggi, operano in un limbo professionale e giuridico.

Un confronto necessario per superare criticità tecniche e finanziarie

Durante l’assemblea è emersa con forza l’urgenza di sciogliere nodi complessi di natura tecnica, amministrativa e finanziaria che ostacolano il percorso verso l’inquadramento stabile dei tirocinanti. I sindaci, pur riconoscendo il rispetto dovuto alle istituzioni e superando ogni logica di schieramento politico, hanno sottolineato la responsabilità comune nell’amministrare i propri territori. Da qui la decisione di rivolgersi direttamente ai vertici regionali per cercare risposte concrete e tempi certi.

La vertenza TIS come emergenza sociale della Calabria

A conclusione dell’incontro, i primi cittadini hanno evidenziato il forte valore sociale della vertenza TIS, che ricade in un contesto – quello calabrese – già fortemente segnato da disoccupazione e precarietà. «I Comuni – hanno dichiarato – non hanno responsabilità dirette su questa vicenda, ma sentiamo il dovere morale e istituzionale di intervenire. Vogliamo dare risposte reali alle famiglie dei tirocinanti e, più in generale, ai cittadini che ogni giorno ci affidano il compito di rappresentare i loro bisogni e le loro speranze».