Orrore a Trepidò: cagnolina uccisa a fucilate nel bosco vicino casa, è caccia al killer
Bruna è stata colpita non appena entrata nel boschetto. La proprietaria, che ha udito lo sparo e poi i guaiti dell’animale, l’ha raggiunta poco dopo, trovandola agonizzante e con il sangue che le usciva dalla bocca
È caccia al responsabile dell’uccisione di Bruna, la cagnolona arrivata tre anni fa dalla Russia e salvata da morte certa, abbattuta con un colpo di fucile mentre passeggiava con la sua compagna umana nei boschi di Trepidò, frazione di Cotronei. L’episodio è avvenuto il 29 ottobre, in un luogo considerato sicuro e familiare, dove la donna era solita portare i propri cani per giocare e correre in libertà.
Una passeggiata diventata tragedia
Bruna è stata colpita non appena entrata nel boschetto. La proprietaria, che ha udito lo sparo e poi i guaiti dell’animale, l’ha raggiunta poco dopo, trovandola agonizzante e con il sangue che le usciva dalla bocca. Nonostante l’intervento della Polizia locale, per la cagnolona non c’è stato nulla da fare. Il giorno successivo il corpo è stato trasferito all’Istituto zooprofilattico di Crotone per l’autopsia, mentre la Lega Nazionale per la Difesa del Cane Animal Protection ha subito sporto denuncia contro ignoti.
LNDC: «Faremo di tutto perché questo crimine non resti impunito»
La presidente nazionale di LNDC, Piera Rosati, ha condannato con fermezza l’accaduto: «È gravissimo trovare la morte in un luogo reputato sicuro. Faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità perché questo crimine non resti impunito». Rosati ha ipotizzato che l’autore possa essere un cacciatore che, scambiando il movimento tra gli arbusti per un animale selvatico, avrebbe sparato senza accertarsi del bersaglio.
L’appello ai cittadini: «Chi sa parli»
L’associazione ha lanciato un appello a chiunque possa fornire informazioni utili per individuare il colpevole, invitando a scrivere all’indirizzo [email protected], garantendo pieno anonimato. «Chi impugna un’arma deve essere consapevole della responsabilità che comporta – ha ribadito Rosati –. È inaccettabile che in luoghi di quiete e di vita, come i nostri boschi, si rischi di morire per mano dell’incoscienza altrui».