Domenico Bellantoni, il killer ottantenne della ’ndrangheta ancora latitante
Condannato all’ergastolo fin dal 1971, Bellantoni è tra i latitanti più pericolosi d’Europa

Domenico Bellantoni resta un simbolo della capacità di sopravvivenza e perdurante pericolosità dei vertici della ’ndrangheta. La sua latitanza decennale, le condanne all’ergastolo e le efferatezze compiute lo rendono uno dei latitanti europei più influenti. La sua cattura rimane una priorità per le istituzioni, chiamate a porre fine a una fuga lunga oltre cinquant’anni.
Prima condanna e latitanza pluridecennale
Domenico Bellantoni, classe 1944, alias “Mburia”, è ricercato fin dagli anni ’70. Condannato all’ergastolo per delitti eccellenti come tentato omicidio e omicidio, è latitante dal 1971. È considerato una figura chiave della cosca Piromalli – una delle principali famiglie criminali della ’ndrangheta con base nella Piana di Gioia Tauro.
Crimini efferati e traffici illeciti
Nel suo curriculum criminale figurano il tentato omicidio di Rocco Malvaso, l’omicidio del rivale Francesco Tocco e l’agghiacciante episodio dello sfruttamento di un minorenne costretto alla prostituzione nel territorio di Rosarno. Questi atti violenti hanno consolidato la sua fama di delinquente spietato e temibile.
Un volto tra i più ricercati d’Europa
Bellantoni figura nella lista europea dei “Most Wanted” stilata da Europol e inserito tra i 57 latitanti internazionali più pericolosi. Nonostante sia ottantenne, viene classificato come pericoloso e potenzialmente armato. Le autorità europee lo considerano ancora una minaccia concreta, in grado di influenzare traffici criminali se adeguatamente protetto.
Rete di protezione e sottrazione alla giustizia
La latitanza pluridecennale presuppone un’organizzazione di copertura solida e un sistema di bunker o rifugi che gli garantiscano protezione. Bellantoni avrebbe potuto contare su complicità locali e documenti falsi, elementi che ne hanno favorito la permanenza nell’ombra e l’impunità prolungata.
Sfida alle istituzioni
I vertici delle forze dell’ordine europee hanno rafforzato le indagini su Bellantoni, diffondendo il suo profilo su piattaforme condivise come Enfast/Eu Most Wanted. Ogni segnalazione, anche anonima, può rappresentare un elemento decisivo per chiudere uno dei capitoli più controversi della storia criminale italiana.