Tropea
Tropea

La vedi splendere nelle pubblicità: mare cristallino, scogliere mozzafiato, vicoli pittoreschi. Ma dietro le immagini da sogno si nasconde un sistema ben rodato di irregolarità che trasforma Tropea da modello turistico a capitale calabrese dell’abusivismo. Una rete sommersa di b&b improvvisati, spa clandestine e transazioni in nero ha ormai soppiantato l’accoglienza regolare.

L’inganno digitale: la truffa online

La nuova frontiera dell’illegalità turistica passa persino dai portali online, quegli stessi strumenti che dovrebbero garantire trasparenza e sicurezza ai viaggiatori. La truffa? Raffinata ma ormai collaudata: il turista prenota su un noto portale, riceve conferma e poco dopo una mail diretta dal gestore che lo invita a pagare “comodamente in struttura”. Nulla di strano, penserà. Ma è solo l’inizio.

Il pagamento “comodo” e l’evasione fiscale

Una volta ottenuto il contatto, l’host annulla la prenotazione dal portale – così da non dover pagare commissioni né dover registrare l’ingresso – e chiede il pagamento diretto, spesso in contanti. Nessuna ricevuta, nessuna traccia, nessun obbligo fiscale. Un’escamotage semplice che permette a chi gestisce in nero di operare indisturbato, ma che rappresenta un danno doppio: al fisco e al turista.

Turisti privati di diritti

Il cliente, infatti, perde ogni tutela offerta dalla piattaforma: niente assistenza, niente garanzie in caso di disservizi o annullamenti. Eppure, il sistema funziona perché è alimentato da passaparola, fiducia personale e, soprattutto, impunità sistemica. I turisti, pur avendo sospetti, accettano perché attratti da un piccolo sconto o da una falsa sensazione di autenticità. E i proprietari sanno di poter contare sull’assenza di controlli.

Chi controlla? L’assenza delle istituzioni

La domanda sorge spontanea: dove sono gli organi preposti? Dov’è il Comune, l’Agenzia delle Entrate, la Guardia di Finanza? L’impressione è che si guardi da un’altra parte, se non peggio: che si preferisca lasciar correre per non disturbare l’economia estiva, anche se fondata sull’irregolarità.

Tropea modello… al contrario

E intanto, Tropea, che dovrebbe essere il faro del turismo calabrese, un modello da esportare a tutto l’entroterra regionale, fa scuola al contrario. Una scuola dove si insegna come eludere le regole, come falsare il mercato e come sfruttare il territorio senza restituirgli nulla in cambio.

Chi rispetta le regole paga il dazio

Chi lavora nel rispetto delle leggi è penalizzato, mentre gli abusivi prosperano. Chi investe per offrire un’esperienza turistica vera, si vede battuto da chi improvvisa, evade e resta impunito. E la Calabria, invece di costruire un’identità turistica seria, continua a sopravvivere nell’ambiguità, tra dichiarazioni d’intenti e realtà completamente diverse.

Il turismo calabrese in vacanza permanente

In Calabria – e a Tropea in particolare – il turismo non è ancora un sistema regolato, ma una giungla in cui sopravvive chi urla più forte, chi evade meglio, chi si muove nell’ombra. Le istituzioni, quelle sì, sono in vacanza permanente.