Morte in servizio a Reggio Calabria: in ricordo di Giuseppe Marino
Quando il dovere costa la vita: il vigile urbano ucciso durante un controllo sul corso Garibaldi
La sera del 16 aprile 1993, a Reggio Calabria, il vigile urbano Giuseppe Marino — padre di due bambine — stava svolgendo un ordinario servizio di controllo del traffico sul corso Garibaldi, nei pressi della Villa Comunale. Le sue mansioni prevedevano l’applicazione di un’ordinanza che vietava il transito e la sosta di automobili e motocicli su quella strada.
Quella sera, insieme a un collega, aveva appena elevato alcune contravvenzioni e disposto la rimozione coatta dei veicoli in divieto. Proprio in quel momento furono raggiunti da una serie di spari: 15 colpi calibro 9×21 furono esplosi a distanza ravvicinata contro i due agenti.
L’agguato e l’esito mortale
Il proiettile non lasciò scampo a Marino, colpito mortalmente mentre saliva sull’auto di servizio. Il collega che era con lui, Orazio Palamara, venne gravemente ferito ma riuscì a sopravvivere. Nonostante i soccorsi immediati, per Marino non ci fu nulla da fare — la morte fu istantanea.
Le indagini e le difficoltà di giustizia
Subito dopo l’agguato, gli inquirenti indirizzarono le indagini verso l’ambiente del lavoro di Marino: si indagò sui bollettari delle pattuglie e sui precedenti contravvenzioni comminati. Inizialmente furono indicati come sospetti due fratelli, accusati dell’omicidio in ritorsione per una multa elevata dal vigile.
Anni dopo uno dei presunti esecutori, Giuseppe Calabrò, collaboratore di giustizia, si autoaccusò dell’omicidio. Tuttavia, non è mai stato definitivamente chiarito se agì da solo o su mandato di terzi: le ombre sulla catena di responsabilità restano, come anche molti interrogativi sull’omertà e la mancanza di testimonianze in una zona e in un orario di grande affluenza.
Un ricordo che continua a vivere
L’omicidio di Marino, come altri casi simili, è diventato simbolo del prezzo che a volte paga chi esercita il proprio dovere in città segnate dalla criminalità organizzata. Il suo nome è ricordato ogni anno come vittima dello Stato; il comando della polizia municipale di Reggio è stato intitolato anche alla sua memoria.
Il sacrificio di Marino — un vigile urbano che svolgeva con onestà e impegno il proprio lavoro — continua a interrogarci: sul valore delle istituzioni, sulla necessità di protezione per chi rappresenta la legalità, e sulla persistente esigenza che giustizia non resti soltanto una parola, ma un atto concreto.