Il duplice omicidio di Maurizio Scorza e Hanene Hedhli: modus operandi, condanne e questioni irrisolte
L’agguato del 4 aprile 2022 in Calabria e le attenzioni della Dda sulla matrice mafiosa

La sera del 4 aprile 2022, al confine tra i comuni di Castrovillari e Cassano Ionio, si consumò una tragedia che scosse la Piana di Sibari: Maurizio Scorza e la sua compagna Hanene “Elena” Hedhli furono uccisi in un podere agricolo in contrada Gammellone. Secondo le indagini condotte dalla Dda, l’agguato fu organizzato con cura, in modo da attirare la vittima in una trappola: uno dei meccanismi evocati dagli inquirenti fu la consegna di un agnello, che avrebbe dovuto fungere da esca per far recapitare Scorza sul luogo dell’agguato.
La Corte d’Assise di Cosenza, esaminando le motivazioni della sentenza, stabilì che il duplice omicidio avvenne tra le 17:40 e le 18:16, momento cruciale in cui l’auto di Scorza fu avvistata mentre si muoveva verso il podere. Fu proprio in quel tragitto che gli assassini agirono: una concatenazione di circostanze ravvicinate che fecero presagire un delitto premeditato e non casuale.
I processi e le responsabilità accertate
Tra gli imputati del processo vi è Francesco Adduci, allevatore di Cassano Ionio, condannato in primo grado a 21 anni di reclusione per concorso nel duplice omicidio, insieme ad altri due killer. Secondo la ricostruzione della corte, Adduci avrebbe avuto un ruolo determinante nell’organizzazione della trappola e nel condurre le vittime sul luogo del delitto.
Successivamente si è registrata una svolta: nei confronti di Francesco Faillace, 42enne di Cassano Ionio, fu emessa un’ordinanza di custodia cautelare in carcere come presunto complice del delitto. Tuttavia, la Seconda Sezione Penale del Tribunale di Catanzaro ha annullato tale ordinanza per assenza di gravità indiziaria, rimettendo il caso alla valutazione del Tribunale della Libertà di Catanzaro.
Nuove ipotesi investigative e retroscena
Le indagini non si sono limitate ai fatti materiali del delitto. La DDA di Catanzaro, basandosi su nuove dichiarazioni e testimonianze, ha ipotizzato che Scorza avrebbe rifiutato di parlare con un boss di Sibari, rifiuto che potrebbe aver innescato la vendetta che portò alla sua uccisione. Un testimone di giustizia, Paolo Cantore, ha riferito di aver consegnato elementi utili agli investigatori, segnalando il ruolo di Faillace e ulteriori collegamenti con ambienti criminali della zona jonica.
Inoltre, la difesa di Scorza e Hedhli ha sostenuto che il delitto non sarebbe avvenuto nel podere di Adduci, ma altrove, portando in aula filmati e tracce di sangue spuria che, secondo gli avvocati, potrebbero indicare una diversa dinamica dell’agguato.
Il valore simbolico del caso
Il duplice omicidio di Scorza e Hedhli rappresenta un nuovo capitolo nella lunga scia di crimini di matrice mafiosa in Calabria che colpiscono chi vive al margine tra agricoltura, territorio e conflitti mafiosi. Le modalità, l’attenzione investigativa sui mandanti e complici, e le controversie processuali dimostrano che non si tratta di un delitto isolato, ma di un episodio con proiezioni sul rapporto tra criminalità organizzata locale e territori rurali.
Il caso resta aperto. Occorre vigilare, continuare a indagare e dare risposte. Solo così si potrà dare giustizia a Maurizio Scorza e Hanene Hedhli, e restituire dignità al territorio dove furono uccisi.