La presenza della 'ndrangheta nella sanità calabrese è un fenomeno consolidato. Negli ultimi vent'anni diverse Asl – tra cui Locri, Reggio Calabria, Catanzaro e Vibo Valentia – sono state sciolte per infiltrazioni mafiose. Le cosche hanno spesso imposto nomine strategiche, condizionando l’operato delle aziende sanitarie e ottenendo accesso a fondi e gestioni lucrative.

Appalti, forniture e tangenti a catena

Le organizzazioni criminali hanno conquistato fette del mercato sanitario attraverso appalti pilotati e forniture gonfiate. Imprese riconducibili alle cosche hanno ottenuto contratti per dispositivi, attrezzature e servizi ospedalieri. Spesso si è fatto ricorso a società di comodo, con corruzione diluita in tangenti minime a medici o dirigenti compiacenti.

Un sistema che genera debito e inefficienza

L’infiltrazione mafiosa ha contribuito al peggioramento dei conti delle Asl calabresi, con bilanci in rosso e livelli di servizio scadenti. Si è parlato di “sanità da incubo” con intere strutture commissariate, centinaia di milioni di euro di debito e pazienti costretti a spostarsi fuori regione.

L’emergenza Covid come ulteriore terreno fertile

Durante la pandemia, le cosche hanno sfruttato l’emergenza per ottenere guadagni facili dalle forniture di mascherine, tamponi e servizi correlati. Le reti criminali si sono attivate velocemente per infiltrarsi nei canali di approvvigionamento, consolidando profitti e ramificazioni nel settore sanitario calabrese.

Operazioni giudiziarie e reazioni istituzionali

Operazioni come “Onorata Sanità” hanno portato all’arresto di politici, amministratori e medici, documentando la pervasività del fenomeno. Nel 2008, 18 persone furono arrestate con accuse di associazione mafiosa nel settore sanitario. Interventi successivi, tra cui commissariamenti e sequestri di beni, hanno tentato di restituire legalità alle Asl coinvolte.

Riforma e ricostruzione necessarie

Il panorama che emerge richiede una riprogettazione radicale della sanità pubblica calabrese: trasparenza nei processi di nomina, controlli stringenti su appalti, selezione meritocratica del personale e partecipazione civica. Solo così sarà possibile restituire dignità, sicurezza e fiducia a un settore così importante per la comunità regionale.