Nella serata di mercoledì 30 aprile a Cosenza un uomo ha cercato di togliersi la vita nel giardino della propria abitazione. La persona identificata con le iniziali A.C., è coinvolta nel processo “Reset”, nato da un’indagine della Dda di Catanzaro. L’inchiesta ha puntato i riflettori su un’organizzazione criminale legata alla ’ndrangheta cosentina, attiva in modo strutturato e diffuso tra i comuni di Cosenza, Rende, Castrolibero e nelle zone circostanti.

L’intervento decisivo di una vicina

A evitare il peggio è stata una residente della zona, che ha colto in tempo i segnali dell’imminente gesto. Intuendo le intenzioni dell’uomo, la donna ha prontamente contattato i soccorsi. In breve tempo sono intervenuti i sanitari del 118, seguiti dalle forze dell’ordine, che hanno preso in carico la situazione e avviato le verifiche per chiarire la dinamica dell'accaduto.

Trasportato in ospedale e poi dimesso


Dopo l’arrivo dei soccorsi, l’uomo è stato accompagnato all’ospedale per ricevere le cure necessarie. Fortunatamente le sue condizioni non sono risultate gravi e, dopo le prime valutazioni mediche, è stato dimesso e ha potuto fare ritorno a casa. Restano in corso accertamenti per comprendere meglio il contesto del gesto.

Operazione “Reset”

L’operazione “Reset”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, rappresenta uno dei filoni più rilevanti nella lotta alla criminalità organizzata in Calabria. L’indagine ha svelato una struttura criminale radicata nel territorio cosentino, composta da diversi gruppi collegati tra loro in una sorta di alleanza mafiosa. Le accuse principali spaziano dall’associazione mafiosa al traffico di droga, passando per estorsioni, usura e controllo del territorio, con un’influenza significativa anche nel tessuto economico e sociale locale.

Il processo coinvolge decine di imputati, tra cui esponenti di primo piano della ’ndrangheta, imprenditori e presunti fiancheggiatori. Si tratta di una delle inchieste più complesse degli ultimi anni, capace di mettere in discussione equilibri criminali consolidati e legami con ambienti ritenuti insospettabili. La pressione giudiziaria e il peso delle accuse, in alcuni casi, sembrano aver avuto un impatto psicologico significativo sugli indagati, come dimostra anche il tentato gesto estremo dell’uomo coinvolto nell’episodio di Cosenza.