Cellulari in carcere, allarme in Calabria: sequestri in crescita e il caso Pandetta riaccende la polemica
Nei penitenziari calabresi telefoni e oggetti illeciti continuano a circolare. Il Sappe chiede contromisure urgenti

La diffusione di cellulari nelle carceri calabresi sta raggiungendo livelli preoccupanti. In un contesto già segnato da croniche carenze di organico e risorse, la Polizia Penitenziaria è chiamata a fronteggiare un fenomeno sempre più complesso, che mette a rischio la sicurezza degli istituti e la legalità all’interno delle celle.
Sequestri a Paola e Rossano: dispositivi nascosti e traffici sospetti
Nelle ultime settimane, gli agenti hanno effettuato importanti operazioni nei penitenziari di Paola e Rossano, dove sono stati sequestrati diversi telefoni cellulari nascosti tra gli effetti personali dei detenuti, spesso accompagnati da altri oggetti proibiti. In particolare, a Paola sono stati trovati cinque telefoni in una sola cella; a Rossano, invece, il numero sale a sette smartphone con relativi caricabatterie.
Il Sappe denuncia: “Flusso continuo, servono contromisure tecnologiche”
Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe) denuncia da tempo la gravità della situazione. “Siamo di fronte a un vero traffico costante di dispositivi mobili nelle carceri”, ha dichiarato il segretario generale Donato Capece, che sollecita da anni l’introduzione di sistemi di schermatura del segnale e rilevatori fissi.
Capece ha anche evidenziato l’assurdità di utilizzare i rilevatori unicamente in occasione degli esami del personale, anziché nelle aree detentive. A fargli eco, il vicesegretario regionale Salvatore Panaro, che ha definito gli agenti di Paola “un esempio di dedizione nonostante una carenza strutturale di risorse umane”.
Il caso Pandetta: un video dal carcere durante il concerto di Baby Gang
Il dibattito ha trovato nuova linfa con l’episodio che ha coinvolto Niko Pandetta, trapper detenuto per reati legati alla criminalità organizzata. Durante un concerto tenuto a Catania lo scorso Primo Maggio dal rapper Baby Gang, sullo schermo del palco è stato proiettato un videomessaggio di Pandetta, registrato presumibilmente dal carcere in Calabria dove era detenuto. Adesso è stato trasferito in Sardegna.
La scena ha fatto rapidamente il giro dei social e dei media, suscitando indignazione. Se confermata la provenienza del video da dentro l’istituto penitenziario, si tratterebbe dell’ennesima dimostrazione della capacità dei detenuti di eludere i controlli e di mantenere contatti con l’esterno tramite dispositivi non autorizzati.
Una normativa esiste, ma resta inefficace
Il reato di introduzione e detenzione illecita di telefoni cellulari in carcere è stato introdotto nel 2020 e prevede pene da uno a quattro anni. Tuttavia, la sua applicazione non ha ancora prodotto risultati significativi: solo nel 2024 sono stati sequestrati oltre 2.200 dispositivi in tutta Italia. In Calabria, il problema appare ancor più critico per via della mancanza di dotazioni tecnologiche e di personale.