L'avvocato Pittelli resta libero, respinta istanza Dda Catanzaro

L’avvocato Giancarlo Pittelli, ex parlamentare e figura di spicco nella politica calabrese, rimane in libertà nonostante la condanna a 11 anni di reclusione nel processo Rinascita Scott. La seconda sezione penale del Tribunale di Catanzaro ha respinto la richiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di applicare la misura cautelare della custodia in carcere. Questa decisione segna un punto cruciale in una vicenda giudiziaria che ha suscitato grande interesse pubblico.
La Condanna e le Accuse
Pittelli è stato condannato dal Tribunale di Vibo Valentia per il suo presunto ruolo di concorrente esterno al sodalizio di ‘ndrangheta orbitante intorno alla potente famiglia Mancuso. Le accuse a suo carico includono la partecipazione a un sistema illecito finalizzato a favorire la consorteria mafiosa. La sentenza ha stabilito una pena severa, ma il dibattito sul suo attuale livello di pericolosità sociale ha giocato un ruolo determinante nella decisione della corte. Il Tribunale di Catanzaro, nel rigettare la richiesta di custodia cautelare, ha motivato la decisione evidenziando che l'attività di Pittelli come concorrente esterno si sarebbe interrotta nel dicembre 2019. Non sono emersi elementi che indichino un suo contributo attuale, concreto e consapevole alla consorteria mafiosa. Questo aspetto è stato decisivo per escludere la necessità di una misura restrittiva in carcere. Secondo l'ordinanza, manca la prova di una persistente pericolosità sociale dell’ex parlamentare. Questa valutazione si è basata sull’assenza di attività recenti riconducibili a comportamenti illeciti da parte di Pittelli, ponendo in dubbio l’attualità della sua presunta collaborazione con la ‘ndrangheta.
La Difesa di Pittelli
Il collegio difensivo di Pittelli, composto da rinomati avvocati come Franco Coppi, Guido Contestabile e Sergio Rotundo, ha sostenuto che il loro assistito non rappresenta più un rischio per la collettività. I legali hanno sottolineato come le accuse si riferiscano a comportamenti del passato e abbiano dimostrato che non vi siano elementi concreti per giustificare una detenzione preventiva.
Il Processo Rinascita Scott
Il processo Rinascita Scott è uno dei più imponenti procedimenti antimafia degli ultimi decenni, mirato a smantellare le reti di potere della ‘ndrangheta nella provincia di Vibo Valentia. Coinvolgendo oltre 300 imputati, il processo ha portato alla luce i meccanismi di infiltrazione mafiosa nelle istituzioni, nell'economia e nella società calabrese.
La Famiglia Mancuso
Al centro dell’inchiesta si trova la famiglia Mancuso, una delle cosche più potenti della ‘ndrangheta. Le accuse contro Pittelli si basano sulla presunta facilitazione di affari illeciti e sulla gestione di contatti strategici tra la cosca e il mondo politico e imprenditoriale. La decisione del Tribunale di Catanzaro apre un dibattito sull’equilibrio tra la necessità di tutelare la sicurezza pubblica e il rispetto dei diritti individuali degli imputati. Il caso Pittelli mette in evidenza la complessità della lotta alla criminalità organizzata, dove le decisioni giudiziarie devono bilanciare prove concrete, presunzione di innocenza e prevenzione del rischio.
Le Reazioni
La decisione di non applicare la custodia cautelare ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, c'è chi la considera un atto di rispetto delle garanzie costituzionali; dall'altro, non mancano critiche da parte di coloro che vedono in questa scelta una mancata fermezza nella lotta contro la ‘ndrangheta. Il caso di Giancarlo Pittelli rappresenta uno dei tasselli più emblematici del processo Rinascita Scott. Mentre la giustizia segue il suo corso, rimane alta l'attenzione su come questo e altri casi possano influenzare la percezione pubblica della lotta contro la criminalità organizzata. La decisione del Tribunale di Catanzaro sottolinea l'importanza di un approccio equilibrato, capace di coniugare fermezza e rispetto dello stato di diritto.