Non è più un singolo episodio, non è più un fatto isolato da archiviare in poche righe di cronaca.
Negli ultimi giorni, nella provincia di Cosenza, una serie di assalti ai postamat ha tracciato una linea inquietante che attraversa territori diversi, comunità lontane tra loro, ma unite dallo stesso scenario: sportelli automatici fatti saltare nella notte, boati improvvisi, danni ingenti e cittadini che al mattino si trovano davanti a una normalità violata.

A preoccupare non è solo il bottino.
A inquietare è la ripetizione, la precisione, la sensazione che dietro questi colpi ci sia una regia unica, una banda che si muove con metodo e che conosce bene il territorio.
Ed è qui che nasce la domanda che serpeggia tra la gente: quale sarà il prossimo?

Dalla costa al Pollino: una scia di esplosioni

Lauropoli di Cassano allo Ionio: il primo colpo che apre la scia
Il primo episodio che avrebbe acceso l’attenzione degli investigatori risale a Lauropoli, frazione di Cassano allo Ionio.
Nel cuore della notte, il postamat dell’ufficio postale è stato fatto esplodere con l’uso di cariche, svegliando di soprassalto i residenti. Un boato secco, seguito da pochi minuti di frenesia e poi dal silenzio.
Al mattino, la scena era quella ormai tristemente nota: sportello sradicato, struttura danneggiata, servizio sospeso.
In un’area dove il postamat rappresenta spesso l’unico punto di accesso al contante, l’impatto è stato immediato e pesante, soprattutto per anziani e famiglie.
In un primo momento, l’episodio è stato letto come un fatto grave ma isolato.
Una valutazione che sarebbe durata pochissimo.

Santa Maria del Cedro: stessa tecnica, altra costa
Nemmeno ventiquattro ore dopo, un secondo assalto ha colpito Santa Maria del Cedro, sulla fascia tirrenica del Cosentino.
Qui l’obiettivo non era un ufficio postale, ma uno sportello automatico bancario. Cambia il bersaglio, non cambia il copione.
Anche in questo caso l’azione sarebbe avvenuta nelle ore notturne, con l’utilizzo di esplosivo e tempi rapidissimi. Pochi minuti, quanto basta per colpire e dileguarsi prima che qualcuno possa intervenire.
Due episodi così ravvicinati, in due aree geografiche diverse della provincia, hanno fatto scattare un primo allarme serio: non era più una coincidenza.
C’era un filo che univa i colpi.

Laino Borgo: il Pollino svegliato dai boati
Il terzo episodio, quello che ha definitivamente fatto capire la portata del fenomeno, è avvenuto a Laino Borgo, nel cuore del Pollino cosentino.
Qui, nella notte tra il 28 e il 29 dicembre, il postamat dell’ufficio postale è stato fatto esplodere con una violenza tale da essere avvertita in gran parte del paese.
Si parla di due boati distinti, ravvicinati, che hanno fatto sobbalzare intere famiglie nel sonno. Alcuni residenti hanno raccontato di aver pensato a un terremoto, altri a un incidente grave. Poi la scoperta: ancora una volta uno sportello automatico devastato, ancora una volta un servizio fondamentale fuori uso.
A Laino Borgo l’impatto emotivo è stato fortissimo.
Un centro interno, abituato alla tranquillità, si è trovato improvvisamente catapultato in una scena che sembrava uscita da un film, ma senza finzione né lieto fine.

Paura, indagini e una speranza condivisa

Ionio, Tirreno, area interna: un’unica strategia
Mettendo in fila Lauropoli, Santa Maria del Cedro e Laino Borgo, emerge un dato che colpisce: la copertura geografica.
Costa ionica, costa tirrenica, area montana interna.
Tre contesti diversi, un’unica modalità operativa.
Questo porta a ipotizzare che dietro gli assalti possa esserci una sola banda, organizzata, capace di spostarsi rapidamente e di scegliere obiettivi vulnerabili. Gli orari notturni, l’uso sistematico di esplosivo, la rapidità dell’azione e la fuga senza apparenti intoppi raccontano di soggetti che non improvvisano.
Ogni colpo sembra studiato.
Ogni luogo scelto con attenzione.
Ogni minuto calcolato.

Il danno che va oltre il bottino
Ogni assalto lascia dietro di sé più di uno sportello distrutto.
Lascia disagi concreti: pensionati costretti a spostarsi chilometri per prelevare, attività commerciali in difficoltà, cittadini privati di un servizio essenziale proprio nei giorni delle festività.
Ma lascia soprattutto una ferita più profonda: la percezione di insicurezza.
Quando i colpi si ripetono, la paura smette di essere episodica e diventa diffusa. Non riguarda più solo il luogo colpito, ma l’intero territorio.
È a questo punto che la domanda si fa inevitabile: se non vengono fermati ora, dove colpiranno ancora?

Il lavoro delle forze dell’ordine e il finale che tutti aspettano
Di fronte a questa escalation, le forze dell’ordine hanno intensificato l’attività investigativa.
Ogni luogo colpito è stato passato al setaccio, ogni traccia analizzata, ogni frammento raccolto. Telecamere, percorsi di fuga, tempi di esecuzione: tutto viene incrociato per ricostruire i movimenti della banda.
Chi conosce le dinamiche investigative sa che la serialità è un’arma a doppio taglio. Se da un lato consente di colpire più volte, dall’altro aumenta il rischio di errore. E quando l’errore arriva, diventa decisivo.

La provincia di Cosenza non chiede effetti speciali.
Chiede una sola notizia: che la banda venga individuata e fermata.
Fino ad allora, la vigilanza resta alta.
E la speranza, oggi più che mai, è che la prossima notizia non sia l’ennesimo boato nella notte, ma quella che tutti aspettano: fine della scia di assalti.