Nelle cucine calabresi di un tempo, quando le dispense erano essenziali e la giornata dei bambini scorreva tra cortili e campi, la merenda aveva il sapore della semplicità. Pane fresco, spesso appena sfornato dal forno a legna, e una spolverata di zucchero erano sufficienti a trasformare un gesto quotidiano in un piccolo rito familiare. Un alimento povero, ma ricco di significati, che raccontava la vita di una regione abituata a valorizzare ciò che aveva.

Un gesto d’amore tramandato

Le nonne calabresi preparavano questa merenda con la naturalezza delle cose importanti. Era un modo per prendersi cura dei nipoti, offrendo loro qualcosa di buono anche quando le possibilità economiche erano limitate. Quel pane, spesso raffermo e ammorbidito da un filo d’acqua, diventava una coccola dopo la scuola o durante le lunghe estati trascorse in paese. Il gesto, ripetuto con cura, valeva più di mille parole.

Una tradizione che resiste

Nell’epoca degli snack confezionati e delle merende ipercaloriche, il pane e zucchero sopravvive come memoria affettuosa, capace di riportare chiunque indietro nel tempo con un solo morso. Sempre più famiglie recuperano questa tradizione, riscoprendo un modo genuino di nutrire e di condividere. È il sapore dell’infanzia calabrese, semplice e autentico, che continua a raccontare una storia di affetti e di radici.