Dal 2012 la Calabria sperimenta tirocini di inclusione sociale con indennità misere: inizialmente 250 €, poi 500–700 €, senza ferie, malattia né contributi. Quasi 6.700 persone oggi coprono ruoli pubblici essenziali – uffici anagrafe, scuole, musei – vivendo in una sorta di “precariato permanente legalizzato”.

Sfruttamento e disillusione: le voci dei tirocinanti

I protagonisti parlano chiaramente: “non siamo visti come lavoratori ma come bacino di voti” racconta Maria, 38 anni di laurea e 10 anni di servizio “senza riconoscimento”. . Francesco, ad esempio, addetto al Castello di Scilla, denuncia: “pagati senza contributi, ferie o malattia, mai ispezione”. Le difficoltà nel pagamento mensile – spesso con ritardi fino a tre mesi – aggravano la condizione di molte famiglie.

La protesta e la diffida legale

Il malcontento sfocia in azione: nel gennaio 2025 decine di tirocinanti presentano una diffida alla Regione, rivendicando un contratto stabile e denunciando l’abusività della situazione. A livello sindacale, l’Usb lancia l’allarme sulle pratiche “burocratiche tortuose” dei pagamenti.

La mobilitazione dei sindaci cosentini

Il 6 giugno 2025, 100 sindaci della provincia di Cosenza – guidati dal sindaco di Cosenza Franz Caruso – si riuniscono a Palazzo dei Bruzi e propongono un incontro urgente con il governatore Occhiuto e l'assessore regionale Calabrese. L’obiettivo è chiarire procedure e finanziamenti per aprire finalmente la strada alla stabilizzazione.

Le proposte in campo: incentivi, voucher e assegnazioni mirate

Sullo sfondo sindacati e Regione annunciano misure tecniche e finanziarie: voucher da 25.000 € per ogni tirocinante stabilizzato; assegni per i tirocinanti over 60; tavoli operativi con scadenze precise. Solo 5 milioni di euro attualmente stanziati, ma il presidente Occhiuto promette che richiederà ulteriori fondi statali ed europei.

Prospettive e ostacoli ancora aperti

Nonostante alcuni spiragli – come le proroghe tecniche fino a novembre 2025 e l’avvio di tavoli congiunti – gli operatori denunciano che servirebbero circa 60 milioni di euro per stabilizzare l’intero bacino – circa 4.000 persone. I sindacati avvertono: servono tempi certi e risorse adeguate, altrimenti la protesta continuerà.

Il significato politico e sociale della vertenza

L’intervento dei sindaci dimostra come il problema non riguardi solo i tirocinanti, ma l’intera società calabrese, già segnata da disoccupazione e marginalità. I comuni, pur privi di responsabilità dirette, si sentono moralmente obbligati a intervenire per difendere le famiglie in difficoltà. La vertenza TIS esplora così il nodo tra politiche assistenziali, gestione dei fondi pubblici e clientelismo.