Estate 2025 in Calabria: scatta l’allarme incendi, tra siccità, vegetazione a rischio e mancanza di prevenzione
Per la prima volta, anche in Calabria verranno sperimentati strumenti innovativi per la prevenzione

La stagione estiva è appena iniziata, ma per la Calabria il rischio incendi è già altissimo. Le mappe della Fondazione CIMA, ente di riferimento per la Protezione Civile nazionale, parlano chiaro: il Sud Italia è costellato di zone ad altissima infiammabilità. E tra le regioni più esposte, la Calabria spicca in rosso vivo.
Un’estate rovente, terreno fertile per il fuoco
Le condizioni climatiche di quest’anno sembrano disegnate su misura per favorire gli incendi. La primavera ha portato piogge abbondanti che hanno fatto crescere la vegetazione in modo rigoglioso. Ma ora, con le prime ondate di calore e l’assenza di precipitazioni, quella stessa vegetazione si sta seccando rapidamente, trasformandosi in "combustibile naturale".
«La ricetta perfetta per una stagione ad alto rischio – spiega Giuseppe Fiorucci, responsabile incendi boschivi della Fondazione CIMA – è fatta di piogge primaverili abbondanti, seguite da un’estate siccitosa e calda. E purtroppo è esattamente ciò che stiamo osservando nel Sud Italia, Calabria compresa».
Il fuoco bussa alle porte: perché la Calabria è più vulnerabile
La Calabria ha tutte le caratteristiche per essere un territorio esposto: vaste aree boschive, spesso non gestite, un alto tasso di abbandono delle terre agricole, e una rete viaria che rende difficili gli interventi rapidi in caso di focolai. Secondo i dati più recenti, la biomassa in eccesso nei boschi calabresi è già al livello che normalmente si registra a fine luglio.
Inoltre, molti boschi sono composti da pini ed eucalipti – specie che, per quanto suggestive e diffuse, sono tra le più infiammabili. In molte zone della regione, in particolare nelle aree rurali dell’entroterra e lungo la fascia tirrenica, basta una scintilla per scatenare un inferno.
Prevenzione: l’anello debole della catena
Il vero problema non è solo il clima, ma la gestione del territorio. In Calabria, come nel resto d’Italia, la prevenzione è spesso carente. Solo una piccola parte delle superfici boschive ha un piano di gestione attivo. Due terzi dei boschi sono di proprietà privata, spesso frammentata e in stato di abbandono. Questo rende difficile ogni tipo di intervento strutturale.
«Chi ha il potere di agire in concreto sono i sindaci – continua Fiorucci – perché conoscono il territorio e possono parlare direttamente ai cittadini. Ma servono strumenti, risorse e soprattutto una strategia chiara e condivisa».
Le nuove tecnologie in campo: mappe e droni per monitorare il territorio
Per la prima volta, anche in Calabria verranno sperimentati strumenti innovativi per la prevenzione. Le “mappe del combustibile” sviluppate da CIMA permettono di individuare con precisione le aree dove la vegetazione è più a rischio incendio. A queste si affiancheranno i bollettini locali sul rischio incendi, da distribuire ai Comuni, e l’uso di droni per il monitoraggio in tempo reale.
Tuttavia, c'è un limite importante: queste mappe non possono essere diffuse al pubblico per motivi di sicurezza, poiché potrebbero anche finire nelle mani sbagliate. È un’informazione strategica che, se usata correttamente, può però fare la differenza tra un rogo evitato e una catastrofe ambientale.
Il nodo culturale: coinvolgere la popolazione
In una regione come la Calabria, dove la cultura della prevenzione è spesso debole e la partecipazione civica frammentata, serve un cambio di passo. Interventi come la pulizia dei terreni, la rimozione delle sterpaglie e la manutenzione del verde devono diventare una responsabilità condivisa, non solo un dovere istituzionale.
Serve educazione, consapevolezza, ma anche incentivi e norme chiare per favorire l’intervento sui terreni abbandonati e fermare il degrado che alimenta il fuoco.
Un’occasione da non perdere
L’estate 2025 potrebbe essere una delle più difficili degli ultimi anni sul fronte incendi. Gli indizi ci sono tutti, e la Calabria è in prima linea. Ma questa può anche diventare un’occasione per ripensare la gestione del territorio, rafforzare la prevenzione e valorizzare strumenti scientifici e tecnologici che oggi sono finalmente disponibili.
Aspettare che il fuoco arrivi non è più un’opzione. Agire ora, tutti insieme – istituzioni, cittadini, enti locali – è l’unica strada per evitare che la Calabria bruci ancora