Nel 1973 la Marlane arrivò a Praia a Mare come un miraggio di prosperità, diventando subito un'importante realtà locale: sede del gruppo Marzotto, impiegava circa 300 operai e produceva tessuti sintetici (anche per le forze dell’ordine). Da simbolo industriale, però, la fabbrica è rapidamente mutata in incubo ambientale e sanitario per la comunità di Praia and Tortora.

Amianto, coloranti tossici e morti sospette

L’attività terminò nel 2004, ma lasciò un pesante conto: oltre cento operai sono deceduti e circa sessanta hanno sviluppato tumori attribuiti all’esposizione ad amianto, cromo, arsenico, coloranti diazotabili e altre sostanze nocive. Molti di loro non avevano adeguate protezioni né informazioni sul rischio, e i processi penali per disastro ambientale e omicidio colposo si conclusero con assoluzioni per insufficienza di prove.

La lunga battaglia giudiziaria

Nel 2018 la Corte d’Appello di Catanzaro riconobbe però il nesso tra lavoro e malattia, disponendo risarcimenti civili ai familiari delle vittime. Tuttavia, anche il secondo procedimento penale fu archiviato nel 2024 per mancanza di responsabilità accertata. Nonostante questo, la Procura di Paola ha mantenuto il sequestro dell’area e dei terreni per ulteriori accertamenti su accertamenti sulle morti e l’inquinamento.

Sigilli tolti, ma bonifica ancora ferma

Il 29 ottobre 2024 i sigilli sono stati rimossi in seguito all’archiviazione dell’inchiesta “Marlane bis” e alla richiesta dell’amministrazione comunale. Il sindaco ha annunciato l’avvio di “nuove prospettive” sul territorio, dichiarando che l’area potrà essere valorizzata. Nonostante ciò, restano dubbi sulle reali condizioni ambientali e non si ha ancora certezze sulla bonifica: i terreni sono considerati non prioritariamente inquinati, ma rimane acceso il dibattito sul futuro utilizzo.

Un rischio ambientale latente

Sul sito – parte dell’area industriale dismessa – permangono rifiuti e amianto. Più volte sono scoppiati incendi nell’area abbandonata, accendendo l’allarme tra i residenti. Alcuni sostengono che la bonifica sia meramente rinviata, mentre altri propongono progetti di rigenerazione con future strutture turistiche, fieristiche o pubbliche.

Verso il futuro: speranze e incertezze

L’addio ai sigilli apre la strada a un nuovo capitolo, ma le condizioni ambientali e geologiche restano oggetto di studi. Il Comune ha annunciato intenti per un polo fieristico e l’avvio di percorsi di riqualificazione, potenzialmente in collaborazione con Marzotto. Ma la comunità resta cauta: troppe promesse si sono infrante, e la bonifica completa del sito è ancora un obiettivo lontano.