Un diritto fondamentale che deve necessariamente essere ristabilito, quello dell'aborto, che all'Ospedale Civile dell'Annunziata diventa una spettanza totalmente ignorata, a seguito delle dimissioni dell'unico ginecologo non obiettore, Francesco Cariati. E' questo quanto viene denunciato dal gruppo Collettivo FEM.IN che espone con parole forti e decise, nella pagina Faceook dedicato alla lotta femminista della città bruzia, quanto la mancanza di tutela su un diritto così fondamentale - che è l'interruzione di gravidanza - possa comportare gravi conseguenze, oltre a tracciare un limite che nega la libertà di autodeterminare le donne.

Nel reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale di Cosenza - infatti - era solo il dott. Cariati a praticare l'aborto, con circa 250 aborti ogni anno, mantenendo un servizio gestito interamente dallo stesso ginecologo e da quei pochi infermieri non obiettori, che seguivano le urgenze del pazienti. 

Ad oggi, abortire in provincia di Cosenza significa andare a Castrovillari, dove è disponibile soltanto l'IVG chirurgico e dove anni fa siamo andate personalmente a togliere dal reparto manifesti pro vita che colpevolizzavano le donne che abortiscono. - scrive la pagina FEM.In - Per il resto in nessun altro presidio ospedaliero dell'ASP di Cosenza è possibile interrompere una gravidanza, ne chirurgicamente, né farmacologicamente. - continua - Nel 2019, come FEM.IN., abbiamo dovuto raccogliere centinaia di firme per introdurre la pillola abortiva all'Annunziata. Un metodo utilizzato da oltre dieci anni nel resto d'Italia, qui non era mai arrivato."