Traffico illecito di rifiuti a Reggio Calabria, scoperta operazione illegale dai Carabinieri Forestali
Le indagini avrebbero permesso di ricostruire una rete di soggetti coinvolti nel traffico illecito, tra cui titolari di aziende situate nella provincia di Reggio Calabria.

I Carabinieri del N.I.P.A.A.F. (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale) del Gruppo Carabinieri Forestale di Reggio Calabria, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, hanno condotto indagini che hanno portato alla luce un complesso traffico illecito di rifiuti. Questa operazione, come emerso allo stato degli atti, ha svelato una gestione criminale finalizzata al risparmio di costi di smaltimento e alla commercializzazione illecita di rifiuti stoccati senza i trattamenti previsti dalla normativa vigente.
Un traffico basato su falsificazioni e trattamenti illegali
Le indagini avrebbero permesso di ricostruire una rete di soggetti coinvolti nel traffico illecito, tra cui titolari di aziende situate nella provincia di Reggio Calabria. Questi soggetti, sfruttando i loro impianti, gestivano veicoli fuori uso senza effettuare la necessaria bonifica preventiva. Questo processo, obbligatorio per legge, richiede la rimozione degli elementi inquinanti dai veicoli, che devono poi essere sottoposti a distinti cicli di recupero e smaltimento. Tuttavia, le aziende indagate ignoravano queste normative, trattando i veicoli come se fossero rifiuti non pericolosi e commercializzandoli senza le dovute operazioni di bonifica. I Carabinieri hanno anche scoperto che i formulari per il trasporto dei rifiuti venivano compilati con dati falsi, riportando informazioni errate sulla tipologia e la natura dei materiali trasportati. Questa falsificazione rappresentava uno strumento fondamentale per occultare la reale pericolosità dei rifiuti e consentire la loro circolazione sul mercato.
Rifiuti nascosti e pesi fraudolenti
All'interno dei veicoli rottamati, oltre a non essere stati sottoposti a bonifica, venivano inseriti rifiuti di vario tipo, tra cui scarti di lavorazione e materiali privi di valore commerciale. Questi rifiuti, che avrebbero dovuto essere smaltiti separatamente a costi elevati, erano invece nascosti nei veicoli e successivamente trasportati alle aziende acquirenti. Inoltre, le operazioni di compressione volumetrica dei veicoli ridotti in “pacchi auto” o “pacchi carrozzeria” consentivano di aumentare fraudolentemente il peso dei carichi, aumentando di conseguenza i profitti illeciti. Questo modus operandi non solo violava la normativa ambientale, ma rappresentava un rischio significativo per l'ambiente e la salute pubblica. I rifiuti non trattati mantenevano infatti la loro classificazione come rifiuti pericolosi, caratterizzati dall’asterisco che ne evidenzia la natura potenzialmente nociva.
Gestione illecita di altri tipi di rifiuti
Oltre alla gestione illecita dei veicoli fuori uso, le indagini hanno rivelato ulteriori pratiche illegali. Tra queste spicca la gestione scorretta di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Questi rifiuti, prima di essere conferiti presso impianti specializzati per il riciclo e la valorizzazione, avrebbero dovuto essere sottoposti alla rimozione delle parti pericolose, come batterie o componenti contenenti sostanze tossiche. Tuttavia, questo processo non veniva effettuato e, in alcuni casi, i RAEE venivano riempiti con altri rifiuti per aumentarne il peso e il volume. Un'altra pratica emersa riguardava il trattamento degli estintori esausti. Questi venivano manipolati con mezzi meccanici che provocavano esplosioni, rilasciando polveri pericolose nell’atmosfera e contaminando l’ambiente circostante. Le balle di paraurti delle autovetture destinate al riciclo erano spesso mescolate con rifiuti pericolosi, che invece avrebbero dovuto essere avviati a smaltimento separato.
Sversamenti di liquidi pericolosi nel suolo
Le irregolarità hanno riguardato anche il trattamento di fusti metallici. Questi contenitori, che spesso contenevano liquidi potenzialmente pericolosi, non venivano bonificati prima del trattamento. Di conseguenza, durante le operazioni di manipolazione, i liquidi si sversavano nel suolo aziendale, contaminandolo gravemente. Inoltre, i fusti venivano mescolati con altri materiali metallici per il successivo conferimento ad altre aziende, aumentando ulteriormente i rischi per l'ambiente. Le attività descritte rappresentavano un vantaggio economico significativo per gli indagati, poiché consentivano di risparmiare sui costi di smaltimento e di manipolare i materiali in modo da aumentarne il valore commerciale, nonostante la loro pericolosità intrinseca.
Occupazione illecita di terreni e deturpamento ambientale
Gli indagati sono accusati anche di reati legati all'invasione di terreni. I rifiuti, infatti, venivano collocati non solo all'interno delle aree aziendali, ma anche su terreni pubblici e privati, in violazione della normativa. Questa pratica comportava non solo il deturpamento dell'ambiente, ma anche l'imbrattamento di beni altrui, con un impatto significativo sul paesaggio e sulla qualità del territorio.
Sequestri e misure adottate
Nel corso delle operazioni, i Carabinieri Forestali hanno eseguito sequestri significativi, tra cui le quote sociali e i patrimoni aziendali di due società, nonché i patrimoni di due ditte individuali. È stato inoltre sequestrato un furgone utilizzato per la movimentazione dei rifiuti. Questi sequestri rappresentano un passo importante per impedire il proseguimento delle attività illecite e garantire che le risorse aziendali non possano essere utilizzate per fini criminali. Il Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.) di Reggio Calabria ha nominato due Amministratori Giudiziari per la gestione delle aziende sequestrate. Questo intervento mira a garantire una gestione trasparente delle attività economiche, in attesa di ulteriori sviluppi nell'indagine.
Otto indagati e una fase preliminare delle indagini
L'inchiesta ha portato all'identificazione di otto persone indagate, tra cui titolari e amministratori delle aziende coinvolte. Tuttavia, è importante sottolineare che il procedimento penale si trova ancora nella fase delle indagini preliminari. Pertanto, ogni valutazione sulle responsabilità degli indagati deve essere considerata allo stato attuale degli atti e sarà soggetta a successive valutazioni di merito.
Un impatto significativo sull'ambiente e sulla legalità
Le attività illecite scoperte dai Carabinieri Forestali rappresentano una grave minaccia per l'ambiente e la salute pubblica. La gestione scorretta dei rifiuti, la falsificazione dei documenti e l'occupazione abusiva di terreni non solo violano le normative vigenti, ma compromettono anche la qualità del territorio e la sicurezza delle comunità locali. Questa operazione dimostra ancora una volta l'importanza delle attività di controllo e indagine svolte dalle forze dell'ordine, in collaborazione con le autorità giudiziarie, per contrastare fenomeni criminali che minano la legalità e la tutela dell'ambiente.
Traffico illecito rifiuti Reggio Calabria