Antonella Lettieri, uccisa l’8 marzo: il femminicidio che sconvolse Cirò Marina
Oggi, a oltre 40 anni dalla scomparsa, il caso Campolo è uno dei tanti cold case italiani mai risolti

Una giornata dedicata alle donne, diventata l’emblema di una violenza cieca e brutale. L’8 marzo 2017, festa della donna, Antonella Lettieri veniva trovata senza vita nella sua abitazione di Cirò Marina. Aveva 42 anni, lavorava in un negozio di prodotti per animali, viveva da sola, ed era stimata e benvoluta da tutti. Ma la sua vita è stata spezzata in casa, in modo feroce, da un uomo che conosceva bene. Il delitto scosse l’intera comunità. Il corpo di Antonella fu ritrovato la mattina seguente, massacrato da almeno dieci colpi inferti con un oggetto contundente – forse una spranga o una sbarra di ferro. Una scena raccapricciante, che parlava di rabbia, di premeditazione, di un’ossessione trasformata in morte.
Le indagini
Fin da subito le indagini si concentrarono su Salvatore Fuscaldo, vicino di casa e collega della vittima. I due si conoscevano da tempo. I carabinieri lo arrestarono pochi giorni dopo: nel suo garage furono rinvenute tracce ematiche riconducibili alla donna. Gli inquirenti scoprirono anche che l’uomo, sposato, aveva avuto con Antonella un legame ambiguo, mai del tutto chiarito. Alla base dell’omicidio, secondo gli inquirenti, c'erano motivazioni personali e sentimentali, sfociate in una violenza incontrollata.
Il processo
Nel 2019, dopo un processo durato due anni, Salvatore Fuscaldo è stato condannato all’ergastolo, con l’aggravante della crudeltà. Nessuna attenuante. Nessuna giustificazione. Il femminicidio di Antonella Lettieri è diventato simbolo di una Calabria che lotta per scrollarsi di dosso la cultura del possesso, del silenzio, della violenza domestica. Non era una donna invisibile. Non era una donna "a rischio". Ma è stata uccisa nel luogo in cui si sentiva più sicura: casa sua. Oggi, a distanza di anni, il suo nome continua a essere pronunciato nei cortei contro la violenza sulle donne, nei convegni, nelle scuole. Ma la domanda resta: quante altre Antonella devono ancora morire prima che qualcosa cambi davvero?