Il Tribunale annulla il licenziamento: Marco Spadaccino va reintegrato. Vittoria netta per l’avv. Giampaolo Raia
La Kratos S.c. a r.l. condannata a reintegrare il lavoratore, versargli dodici mensilità di risarcimento e coprire i contributi arretrati

Con sentenza del 3 giugno 2025, il Tribunale del Lavoro di Cosenza, nella persona del giudice Vincenzo Lo Feudo, ha annullato il licenziamento intimato il 26 luglio 2024 a Marco Spadaccino da parte della Kratos S.c. a r.l., ordinandone la reintegrazione nel posto di lavoro e condannando la società a corrispondere un’indennità risarcitoria pari a dodici mensilità, oltre agli interessi e alla rivalutazione monetaria. La società è stata inoltre condannata al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali per tutto il periodo intercorso dal licenziamento alla reintegrazione e alla rifusione delle spese legali, quantificate in 4.629,00 euro, oltre accessori di legge.
Una difesa tenace, un risultato chiaro
Determinante l’azione legale condotta dall’avvocato Giampaolo Raia, che ha saputo dimostrare con rigore tecnico e argomentazione puntuale l’insussistenza del giustificato motivo oggettivo addotto dalla società. La Kratos aveva sostenuto di aver avviato una “riorganizzazione aziendale” per ridurre i costi, ma le motivazioni sono risultate generiche, slegate da circostanze attuali e mai realmente provate.
Il legale del lavoratore ha evidenziato, tra l’altro, come la variazione delle tariffe Arera a cui la società si era appellata per giustificare il taglio del personale fosse ferma dal 2021, ben tre anni prima del licenziamento. Nessuna documentazione è stata fornita per dimostrare un impatto economico recente o un reale mutamento organizzativo.
Un licenziamento privo di fondamento, smascherato in aula
Il Tribunale ha sottolineato che la riorganizzazione aziendale, per giustificare un licenziamento, deve essere effettiva, attuale e collegata causalmente alla soppressione del posto di lavoro. Nel caso di Spadaccino, invece, la soppressione è apparsa priva di fondamento concreto, basata su elementi datati e su un generico riferimento all’efficienza aziendale. L’azienda non è riuscita a dimostrare né l’impossibilità di ricollocamento né una reale esigenza organizzativa.
Una sentenza che afferma un principio chiaro
La decisione del Tribunale si inserisce nel solco della recente sentenza della Corte Costituzionale n. 128/2024, che ha sancito la tutela reintegratoria anche nei casi di giustificato motivo oggettivo, qualora venga dimostrata in giudizio l’inesistenza del fatto. È proprio questo il caso: la causa è stata istruita e conclusa con precisione, riconoscendo al lavoratore non solo i propri diritti ma anche la dignità professionale lesa da un recesso ingiustificato.
Vittoria esemplare
La sentenza rappresenta una vittoria esemplare della giustizia del lavoro, che riafferma l’importanza del controllo giudiziario sulle scelte datoriali e l’obbligo di motivazioni concrete e trasparenti nei licenziamenti. Un risultato che conferma l’alto livello della difesa legale esercitata dall’avv. Giampaolo Raia e offre una speranza tangibile a tutti i lavoratori che si trovano in situazioni analoghe.