Giusy Pesce
Giusy Pesce

Nel 2010 Giuseppina Pesce, conosciuta come Giusy, figlia di un potente boss di Rosarno e nipote dei capi della cosca che da generazioni domina la Piana di Gioia Tauro, ha deciso di rompere un muro di omertà che ha sempre avvolto la ‘ndrangheta. Una scelta dettata dall’amore e dalla protezione verso i suoi figli: è stato il loro futuro a spingerla a parlare, nonostante i legami familiari e l’ambiente violento in cui era cresciuta.

Il ruolo "storico" nel clan e la decisione di collaborare

Prima di voltare pagina, Giusy aveva ruoli di responsabilità all’interno della cosca: fungeva da tramite tra i componenti detenuti e quelli esterni, ritirando ordini e trasmettendoli ai clan. La sua collaborazione con la Dda di Reggio Calabria ha permesso avviare le operazioni “All Inside” e “All Clean”, che hanno portato all’arresto di decine di affiliati e al sequestro di ingenti patrimoni, tra cui squadre di calcio e beni per centinaia di milioni di euro.

Pressioni, minacce e la tremenda solitudine

La sua scelta ha provocato una forte reazione interna: marito, suocero, madre e sorella avrebbero cercato di farla ritrattare, arrivando a minacciare la sua vita e quella dei figli. Nonostante le pressioni, Giusy non ha ceduto. Un caso esemplare di coraggio femminile in un contesto dove tali scelte spesso significano morte, come dimostrano le storie di Lea Garofalo e Maria Concetta Cacciola.

Un personaggio che sfida stereotipi e rinuncia alle luci

Benché la sua vicenda abbia ispirato figure televisive – tra cui la serie “The Good Mothers” – Giusy ha rigettato qualsiasi spettacolarizzazione. Ha denunciato rappresentazioni inesatte e ha lavorato per far valere il diritto alla riservatezza, temendo per l’incolumità sua e dei suoi figli.

Un simbolo della lotta alla criminalità organizzata

Giusy Pesce è diventata il simbolo della prima donna calabrese proveniente da un clan mafioso che sceglie la giustizia con un atto di ribellione generazionale. La sua testimonianza autentica e quotidiana ha smantellato strutture criminali e ridisegnato la percezione pubblica del coraggio femminile. Il suo gesto non è stato solo un atto personale, ma un segnale di speranza per una regione segnata da troppe ombre.