Aggressione shock al Comune di Lamezia Terme: dirigente si scaglia contro la troupe di Striscia la Notizia. Videomaker scaraventata contro un muro
Durante un'inchiesta su una struttura commerciale costruita senza permessi, il dirigente comunale avrebbe aggredito fisicamente la troupe, danneggiato attrezzature e messo a rischio l’incolumità di una giovane videomaker.

Uno dei momenti più inquietanti della recente cronaca calabrese arriva dal cuore delle istituzioni: il Municipio di Lamezia Terme. Qui, nella sede del Comune, si è consumato un episodio che ha dell’incredibile: un dirigente comunale si sarebbe reso protagonista di una violenta aggressione fisica contro la troupe di Striscia la Notizia, impegnata in un servizio giornalistico su una presunta attività commerciale operante senza autorizzazioni edilizie.
I fatti, documentati dalle immagini andate in onda lunedì 26 maggio in prima serata su Canale 5, mostrano un livello di tensione che degenera rapidamente in violenza fisica e verbale. Il giornalista Michele Macrì, inviato speciale del programma satirico, aveva chiesto chiarimenti su una costruzione ritenuta abusiva in territorio lametino — una struttura per la quale era già stata emessa un’ordinanza di demolizione nel 2019, confermata anche da successivi provvedimenti nel 2022. Eppure, a oggi, l’attività commerciale continua a operare, rilasciando scontrini e ricevendo clienti, come se nulla fosse.
Il Comune diventa teatro di un’aggressione fisica
Nel momento in cui la troupe di Striscia la Notizia si reca presso gli uffici del Comune di Lamezia Terme per un’intervista al dirigente responsabile, la situazione esplode. Il dirigente, visibilmente alterato, si scaglia con violenza contro la giovane videomaker della troupe, scaraventandola contro un muro. Un gesto brutale e ingiustificabile, avvenuto mentre la ragazza stava semplicemente facendo il proprio lavoro, riprendendo quanto stava accadendo in modo del tutto regolare.
Nemmeno l’intervento di una collega del dirigente è riuscito a calmarlo.
Le immagini mostrano chiaramente la donna tentare invano di placare il funzionario, il quale però continua ad aggredire verbalmente e fisicamente gli operatori, interrompendo le riprese e tentando di sottrarre le attrezzature.
A quel punto, il dirigente si chiude nel suo ufficio insieme a Macrì e alla videomaker, lasciando fuori il secondo operatore. Dentro la stanza, sempre secondo quanto documentato, si sarebbe consumato un ulteriore atto di violenza: il dirigente avrebbe afferrato un microfono della troupe e lo avrebbe scaraventato a terra, distruggendolo.
L’informazione sotto attacco: violenza per zittire le domande
Le domande poste da Macrì erano lecite, legittime, doverose:
Com’è possibile che una struttura senza permessi edilizi eserciti regolare attività commerciale nel cuore di Lamezia Terme?
Perché, a distanza di anni da un’ordinanza di demolizione, nulla è stato fatto?
Chi è il responsabile della mancata esecuzione dei provvedimenti?
Per queste semplici domande, una troupe televisiva è stata aggredita, danneggiata e intimidita. Una giovane donna è stata scaraventata contro un muro. E un’amministrazione pubblica ha dato, di sé, un’immagine indegna e gravissima.
Un episodio che non può passare sotto silenzio
Questo episodio non è un fatto isolato. Negli ultimi mesi, diversi inviati del programma satirico sono stati aggrediti in Calabria: dai casi nei trasporti sanitari a Montepaone, alle indagini su appalti e consorzi. Ma quanto accaduto a Lamezia assume un peso ancora più grave, perché avvenuto all’interno del palazzo comunale, e per mano — secondo le immagini — di un dirigente pubblico, pagato con soldi pubblici, che si sarebbe reso responsabile di una aggressione fisica a una giornalista, donna, nell’esercizio delle sue funzioni.
La Calabria che non vuole farsi domande
L’inchiesta di Striscia la Notizia ha semplicemente mostrato che a Lamezia Terme, oggi, si può costruire senza permessi, aprire un’attività commerciale, emettere scontrini, mentre chi prova a indagare viene zittito con la violenza.
Questa non è una fiaba, non è satira, non è fiction. È realtà.
Una realtà che chiede conto. Una realtà che, se non affrontata, rischia di diventare sistema.
Un Paese civile non tollera aggressioni, né silenzi
Un dirigente che si scaglia contro una troupe televisiva, che colpisce una videomaker e danneggia strumenti di lavoro, non è solo una notizia da cronaca. È un allarme democratico.
Ci si chiede: dove sono le istituzioni locali? Dove sono i vertici del Comune? Dove sono i provvedimenti?
Se chi chiede trasparenza riceve pugni, se chi fa giornalismo trova solo porte chiuse e microfoni rotti, allora non siamo più in un Comune. Siamo in una zona franca. E le zone franche non appartengono a una Repubblica.