Pasta e i fagioli “pappaluni”
Pasta e i fagioli “pappaluni”

I pappaluni, conosciuti anche come fagioli aspromontani, sono legumi autoctoni coltivati nel Parco Nazionale dell’Aspromonte, soprattutto nelle sue fasce medio-alte. Qui, il microclima, i terreni profondi e le acque minerali creano le condizioni ideali per questa produzione radicata nella tradizione gastronomica locale.

Due varietà, due identità

Esistono due varietà principali dei pappaluni. Il tipo bianco, simile a una versione allargata del bianco di Spagna, si distingue per la buccia sottile e morbida e le dimensioni generose (fino a 3,7 cm): perfetto per minestre asciutte o in brodo. Il tipo colorato, più piccolo e caratterizzato da tonalità variabili – dal verde ocra al marrone, spesso con macchie rossicce – dona verve e tenerezza ai piatti, ideale per zuppe locali.

Ciclo colturale e tradizioni locali

La semina avviene a fine aprile e la raccolta dura fino a ottobre. Le piante rampicanti possono raggiungere i quattro metri di altezza e richiedono sostegni robusti, solitamente pali di castagno. Il raccolto avviene quando i baccelli sono secchi: vengono fatti essiccare al sole, decorticati e conservati in sacchi di canapa. I semi migliori vengono riservati per il reimpianto dell’anno successivo.

In cucina sono protagonisti a tavola

La gastronomia aspromontana valorizza i pappaluni in piatti tradizionali ricchi e autentici. Il tipo bianco si presta a contorni e minestre leggere, mentre il tipo colorato è ingrediente chiave nella pasta e fagioli, insieme a broccoli, patate a cubetti, cotenna, carne di maiale, peperoncino fresco e olio extravergine d’oliva.

Patrimonio da salvaguardare

I pappaluni non sono solo un prodotto alimentare, ma un simbolo di una biodiversità fragile e preziosa. Inseriti tra le varietà tradizionali calabresi, rappresentano un patrimonio agricolo che merita di essere preservato e riscoperto dalle nuove generazioni.