Non ha evitato il confronto, come promesso. Il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, si è presentato ieri a Palazzo Campanella accogliendo l’invito del gruppo del Partito Democratico a riferire in Aula sulla sua iscrizione nel registro degli indagati. Un atto formale, notificato di recente, ma che – ha rivelato lui stesso – risale a oltre un anno fa. «Ho scoperto tutto da due fogli recapitati giorni fa. In 56 anni non avevo mai ricevuto una comunicazione giudiziaria», ha ammesso con voce ferma, ma visibilmente turbato. Aveva chiesto il congedo istituzionale per presenziare alla visita del presidente albanese e alla cerimonia della Guardia di Finanza, ma alla fine ha deciso di esserci: «Non mi sono mai sottratto e non voglio iniziare ora».

L’inchiesta, il silenzio con la stampa e la richiesta di verità

L’indagine in corso, ha chiarito Occhiuto, riguarderebbe presunti rapporti societari e la cessione di quote aziendali, elementi che lui stesso definisce «dinamiche normali tra soci». Ma a pesare è il clima che si è creato intorno alla vicenda, alimentato – a suo dire – da indiscrezioni giornalistiche. «Da quando ho parlato a Quarta Repubblica su Rete 4, ho deciso di non rilasciare più interviste. E ho persino chiesto scusa ad Antonella Grippo, giornalista che conosco da tempo», ha dichiarato. Nel frattempo, i suoi legali sono già in contatto con la Procura di Catanzaro per fissare un’audizione prima della pausa estiva. «Sarà un mio diritto parlare, ma è una loro facoltà ascoltarmi. Il fatto che vogliano sentirmi mi fa sperare che si voglia fare chiarezza in tempi brevi», ha aggiunto.

L’Aula tra garantismo e responsabilità istituzionale

Dopo l’intervento del presidente, sono arrivate reazioni misurate dai banchi dell’opposizione. Il consigliere Antonio Lo Schiavo ha parlato di un «vulnus istituzionale» che andava colmato con un confronto pubblico, ribadendo che «il garantismo deve valere per tutti». Lo Schiavo ha apprezzato i toni utilizzati da Occhiuto, pur ricordando che alcune sue affermazioni passate – come il «io non sono come voi» rivolto all’opposizione – hanno lasciato segni nei rapporti politici. Mimmo Bevacqua, capogruppo del Pd, ha lodato lo spirito costruttivo del dibattito e parlato di «opposizione seria e responsabile», mentre Davide Tavernise (M5s) si è augurato che Occhiuto possa uscire pulito dalla vicenda, «per il bene dell’immagine della Calabria». Più prudente la posizione di Ferdinando Laghi, che ha preferito non firmare la richiesta d’informativa, sostenendo che servono fatti, non ricostruzioni.