La cosca Cordì rappresenta un caso emblematico di ‘ndrangheta mutante: da clan confinato nel territorio jonico a organizzazione articolata, capace di integrare affari criminali – droga, estorsioni, investimenti – con una capacità ricostruttiva e rigenerativa che passa attraverso generazioni e nuovi pattern economici. L’unità operativa contro le sue ramificazioni, dentro e fuori la Calabria, rimane una sfida cruciale per le autorità.

Origini e ascesa (anni ’50‑’60)

Fondata negli anni Cinquanta a Locri, la cosca Cordì emerge come una delle ‘ndrine più influenti della provincia di Reggio Calabria, con ramificazioni a Portigliola, Gerace e Antonimina. La rivalità con la cosca Cataldo, anch'essa radicata sul territorio, diventa presto centrale nel loro percorso criminale.

Faida di Locri e tensioni sanguinose

Il 23 giugno 1967, a Piazza Mercato, l’omicidio di Domenico Cordì segna l’inizio della lunga faida tra Cordì e Cataldo. Seguono ritorsioni che culminano negli anni Settanta, fino a una fragile tregua nel 1975. Tuttavia, già nel 1993 il conflitto rinasce, con attentati e omicidi da entrambe le fazioni.

Anni ’90: leadership, politica e recrudescenza

Dopo la morte di Cosimo Cordì (13 ottobre 1997), sale al potere Antonio “’u Ragiuneri” Cordì, ex consigliere socialista. È una fase in cui la cosca intreccia affari economici e voti, e l’attività criminale si intensifica tra traffico di stupefacenti, estorsioni e omicidi.

Anni 2000‑2010: operazioni, arresti e pax tacita

Tra il 2005 e il 2010, le autorità colpiscono duro: operazioni di polizia (Shark, Domino, Mistero) portano all’arresto di boss come Vincenzo Cordì, Pietro Criaco e Salvatore Ritorto, coinvolti anche nell’omicidio del vicepresidente regionale Fortugno. Nel 2010 – dopo oltre quarant’anni – sembra ristabilita una fragile pace con i Cataldo, ora alleati nel controllo di appalti ed estorsioni.

Espansione oltre la Calabria

Le indagini, compresa la testimonianza del pentito Marino, rivelano interessi immobiliari della cosca a Roma (es. l’Hotel Duca d’Este a Tivoli) e ramificazioni nei traffici di droga anche fuori regione, come Marche, Emilia e Lazio.

Giovani leve e nuovi blitz (2019‑2023)

Nel 2019 e 2022-2023 le forze dell’ordine con le operazioni “Riscatto”, “New Generation” e “Riscatto II” arrestano decine di affiliati, inclusi membri delle cosche emergenti. Nel giugno 2023, con rito abbreviato, vengono inflitti oltre 250 anni di carcere complessivi ai 26 imputati, responsabili di traffico di droga, armi, banconote false, estorsioni.

Presente e potenziale futuro

Nel 2025, la cosca mantiene un forte potere di intimidazione sul territorio. Estorsioni a imprenditori locali e richieste di mazzette – talvolta da sconti di beni – continuano a emergere grazie a inchieste recenti della Dia e della magistratura reggina. I legami con la ‘ndrangheta nazionale, la penetrazione in appalti pubblici e investimenti immobiliari restano elementi di vulnerabilità nei controlli futuro.