Università sotto accusa: 32 indagati per maltrattamenti e corruzione nei laboratori con cavie dell’ateneo di Catanzaro
Chiusura indagini per l’inchiesta "Grecale": coinvolti l’ex rettore De Sarro, docenti universitari, veterinari dell’Asp e il presidente dell’Opba

È una bufera giudiziaria quella che si abbatte sull’Università Magna Graecia di Catanzaro. La Procura ha notificato la chiusura delle indagini preliminari a 32 persone nell’ambito dell’inchiesta "Grecale", che ipotizza l’esistenza di una associazione per delinquere operante all’interno dell’ateneo, con responsabilità gravissime nella gestione illecita di due laboratori con cavie vive, noti come stabulari.
Accuse pesanti: dall’associazione per delinquere alla corruzione
L’inchiesta, condotta con il supporto investigativo delle autorità competenti, porta alla luce una rete di relazioni e complicità che avrebbe compromesso il corretto funzionamento delle strutture destinate alla sperimentazione animale. Le accuse, contestate a vario titolo, comprendono associazione per delinquere, maltrattamento e uccisione di animali, corruzione, falso e false dichiarazioni al pubblico ministero.
Tra gli indagati compaiono nomi di peso: l’ex rettore Giovambattista De Sarro, diversi professori universitari, veterinari dell’Asp di Catanzaro e anche Domenico Britti, presidente dell’Organismo preposto al benessere degli animali (Opba). Una rete che, secondo gli inquirenti, avrebbe agito in modo sistematico per coprire abusi e alterare dati relativi al trattamento delle cavie da laboratorio.
Le cavie, le vittime dimenticate
Secondo l’accusa, le cavie utilizzate negli stabulari dell’università sarebbero state oggetto di maltrattamenti sistematici e in alcuni casi addirittura uccise illegalmente, in violazione delle norme sulla sperimentazione e sul benessere animale. Una condotta gravissima non solo sul piano legale, ma anche etico, che ha provocato una reazione durissima da parte della società civile.
Le parti offese: anche l’ateneo tra i danneggiati
Nell’elenco delle parti offese figurano ben 16 enti e associazioni che potrebbero costituirsi parte civile in un eventuale processo. Tra questi, in un paradosso che fotografa la portata del caso, c’è la stessa Università Magna Graecia, insieme al Ministero della Salute e 14 associazioni ambientaliste e animaliste.
Un’inchiesta destinata a fare scuola (in negativo)
L’inchiesta Grecale mette in luce uno spaccato inquietante del mondo accademico calabrese, in cui le strutture destinate alla ricerca scientifica sarebbero diventate terreno fertile per pratiche illecite e collusioni. Se le accuse saranno confermate, il processo che si prospetta potrebbe costituire un caso emblematico a livello nazionale, sollevando interrogativi profondi sulla trasparenza, l’etica e il controllo delle attività scientifiche in ambito universitario.
Intanto, il mondo accademico e l’opinione pubblica attendono sviluppi, nella speranza che si faccia piena luce su una vicenda che ha già lasciato un segno profondo sulla credibilità dell’ateneo catanzarese.